«La riforma delle autonomie mette a rischio la salute dei cittadini». Questo l'allarme lanciato dei medici. Una donna malata di tumore avvolta in una bandiera...
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La campagna, spiega Anelli, punta ad alzare l'attenzione sulle possibili conseguenze del regionalismo differenziato: una questione che «rischia di passare inosservata e che invece potrebbe avere conseguenze sull'unità del paese e sull'uguaglianza dei cittadini nell'accesso al diritto alla salute».
La campagna è accompagnata dall'hashtag #SìalSSN, che richiama il Servizio sanitario nazionale e i suoi valori di equità, uguaglianza e solidarietà come «baluardo verso derive che potrebbero produrre cittadini italiani di serie A e cittadini italiani di serie B in alcuni ambiti come la Sanità, a seconda della regione in cui vivono».
«L'iniziativa vuole esprimere la preoccupazione dei professionisti della salute di fronte a una riforma poco trasparente e i timori che possa minare il principio di solidarietà e il Sistema sanitario nazionale nel suo complesso, con gravissime ricadute - afferma Anelli - sulla salute dei cittadini. È fondamentale che il sistema sanitario possa continuare a garantire i livelli essenziali delle prestazioni, da cui dipendono fondamentali diritti sociali e civili dei cittadini».
Finora, rileva la Fnomceo, «il Ssn, con tutti i suoi difetti, è riuscito a garantire a tutti i cittadini un livello di assistenza tra i più elevati al mondo, proprio grazie ai principi di equità, solidarietà e uguaglianza su cui si fonda. Il timore diffuso tra i medici è che questo sistema possa essere cambiato non si sa bene come e per quale finalità». I pre-accordi, sottolinea Anelli, «sanciscono infatti nuove importanti autonomie delle regioni in tema di sanità: dagli accessi alle scuole di specializzazione, all'ingresso nel Ssn, ma anche per i farmaci equivalenti e i ticket. Il Veneto avrà anche spazio di manovra sulla libera professione e l'Emilia Romagna sulla distribuzione diretta dei farmaci» Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero