Il governo riapre il dossier delle autonomie regionali. E lo fa annullando sostanzialmente tutto il lavoro fatto dal precedente governo che aveva prodotto le controverse bozze di...
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CAMBIO DI ROTTA
In pratica un trasferimento di fondi dalle Regioni più povere a quelle più ricche. Cosa dice invece il testo di Boccia? In questo caso per le funzioni trasferite alla Regione, viene riconosciuto esattamente quanto già speso dallo Stato in quel territorio per quel determinato compito. Insomma, se Veneto o Lombardia volessero garantire più servizi, dovrebbero farlo o a parità di costo o aumentando il prelievo fiscale sui propri cittadini. Nel campo della cosiddetta “perequazione”, ossia il trasferimento di soldi da chi ha più risorse a chi ne ha meno, rientrano anche le infrastrutture. Infine, spiega la bozza, in caso di esigenze di finanza pubblica (tipo una crisi come quella del 2011), il governo potrà imporre alla Regione che ha ottenuto autonomia, forme di partecipazione al risanamento dei conti statali. Altra novità riguarda l’introduzione di un Commissario ad hoc che potrà contare su una struttura di missione istituita presso la Presidenza del Consiglio. Questi, dopo l’approvazione dei Lep, degli obiettivi di servizio e dei fabbisogni standard dovrà occuparsi della messa a punto dei decreti riguardanti i beni e le risorse finanziarie, umane e strumentali. Il tutto con il contributo dei rappresentanti indicati di volta in volta dalle regioni interessate. La bozza della legge quadro, proprio perché recepisce quei requisiti minimi per non rendere le intese penalizzanti per il Sud e per non spaccare l’Italia, non è piaciuta al governatore del Veneto Luca Zaia, che ha giudicato il documento «non sottoscrivibile». Pronta la risposta del ministro Boccia, che venerdì illustrerà il testo alla conferenza Stato-Regioni, che ha tenuto a ricordare che «le bozze di una norma solitamente non devono essere sottoscritte ma discusse».
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Il Messaggero