I gialli di Roma raccontati dal Messaggero: omicidio in Vaticano, ucciso il capo delle Guardie svizzere Estermann (seconda parte)

Vaticano, tre colpi di pistola, tre corpi stesi sul pavimento. Muoiono ammazzati il colonnello Alois Estermann, il capo della Guardia Svizzera che salvò papa Giovanni Paolo...

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Vaticano, tre colpi di pistola, tre corpi stesi sul pavimento. Muoiono ammazzati il colonnello Alois Estermann, il capo della Guardia Svizzera che salvò papa Giovanni Paolo II nell'attentato del 1981, la moglie Gladys Meza Romero, professoressa venezuelana di quarantanove anni, Cedric Tornay, vice caporale di 23 anni. Sotto il corpo di Tornay c’è la pistola di ordinanza, una calibro 9 con il caricatore da cinque colpi scarico. È la sera del quattro maggio 1998 e la polizia italiana non è immediatamente avvertita. Poche ore dopo, il Vaticano liquiderà il triplice omicidio dicendo che a sparare è stato il vice caporale Tornay in preda a un raptus di follia. Dopodiché si è tolto la vita. Il movente? Un’ammonizione che il colonnello avrebbe inflitto a Tornay: «Questa è molto più di un’ipotesi», dirà il portavoce di papa Wojtyla, Navarro Valls. Alois Estermann è fresco di nomina: è diventato da sole cinque ore il capo della Guardia Svizzera. Tre ore dopo la nomina, e poco prima di essere ucciso, rilascia un'intervista al «Messaggero». L’ultima. «Ci sono molte idee per rafforzare il Corpo, si tratta di istruire maggiormente le guardie e renderle sempre più preparate. Con appena cento uomini facciamo già molto lavoro, ma molte cose sono da migliorare», dice all'allora vaticanista del Messaggero Orazio Petrosillo.

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Il Messaggero