Chi sono le Donne di Mala

Che volto ha il male, quello che si perpetra nella convinzione di...

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Che volto ha il male, quello che si perpetra nella convinzione di essere nel giusto? Quello che si tramanda e si difende? Non sono solo gli uomini a tenere le redini di clan di camorra e cosche di 'ndrangheta. A volte al loro posto - perché arrestati o condannati oppure perché latitanti - arrivano le donne. In alcuni casi con sguardi docili e lineamenti gentili in altri con la ferocia di cui neanche gli uomini più violenti sono capaci, hanno comandato punizioni e omicidi, portando avanti gli affari criminali e soprattutto impartendo ai loro figli quei disvalori che fanno delle associazioni mafiose italiane un "unicum" mondiale. Perché sono loro il "nocciolo duro" di decine di famiglie mafiose, sono loro l'architrave su si cui reggono intere consorterie. Custodiscono il male, quello che non si rifugge né si rinnega neanche quando arrivano gli arresti e poi le condanne definitive che le vedono colpevoli di associazione mafiosa e per questo sottoposte al carcere duro. In questo primo podcast di "Donne di Mala" con il contributo di Marco Garofalo, direttore della prima Divisione del Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, e del colonnello Lucio Arcidiacono, a capo del I Reparto investigativo Servizio Centrale del Ros, il Raggruppamento operativo speciale dell'Arma dei Carabinieri, parleremo delle profonde analogie ma anche delle differenze che legano dodici figure femminili che per anni hanno governato clan, famiglie e organizzazioni mafiose al posto degli uomini. Dalla Calabria alla Sicilia fino alla Campania. Tratti comportamentali unici e ricorrenti posti alla base di azioni criminose alcune sfociate poi anche in condanne all'ergastolo. E quella difesa imperterrita dell'omertà che lega e unisce queste dodici figure, nessuna delle quali ha mai mostrato pentitismo. Nelle prossime settimane racconteremo tra le altre Aurora Spanò, la "marescialla" dei Bellocco, una delle più note cosche di 'ndrangheta che per anni ha tenuto in mano e fatto affari d'oro non solo nella piana di Gioia Tauro, racconteremo Maria Serraino, meglio conosciuta come "mamma eroina" che sempre dalla Calabria arrivò in Lombardia e creò a Milano una delle più note organizzazioni criminali legate al traffico degli stupefacenti. E poi ancora Rosetta Cutolo a capo della nuova camorra organizzata, Cinzia Lipari, la "messaggera" di Bernardo Provenzano. Ci sarà tempo per raccontare le donne del super latitante Matteo Messina Denaro - la sorella Patrizia, la prima fidanzata Maria Mesi - le sorelle Angela e Teresa Strangio che coprirono e aiutarono la latitanza di chi firmò la "strage di Duisburg". Ci sarà tempo per raccontare la ferocia di Nella Serpia, altra donna di 'ndrangheta, che mossa dalla sete di vendetta fece trucidare il responsabile dell'omicidio del fratello sotto ai suoi occhi. Dodici come gli apostoli, dodici come il numero che simboleggia l'unità, dodici figure femminili che non hanno mai combattuto l'abisso.

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Il Messaggero