Valentina Pitzalis, una mano bionica per la donna che 10 anni fa è sopravvissuta all'aggressione dell'ex marito

E' l'arto meccanico più avanzato al mondo

Un nuovo motivo di speranza per una donna che la speranza è abituata a costruirsela da 10 anni, da quando Valentina Pitzalis venne aggredita dall'ex marito che rese...

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Un nuovo motivo di speranza per una donna che la speranza è abituata a costruirsela da 10 anni, da quando Valentina Pitzalis venne aggredita dall'ex marito che rese invalida al 100%. Oggi a questa giovane sarda, simbolo della lotta al femminicidio, è stata donata e la mano bionica Nexus, la prima impiantata in Italia, al più avanzata al mondo.

 

Roberto Ariagno – direttore di Officina Ortopedica Maria Adelaide, Roberto Ariagno, ha consegnato la protesi a Valentina davanti a Riccardo Perdomi, presidente dell’Associazione Fare X Bene, che da anni sostiene la battaglia della donna.

 

 

 

 

La mano sinistra bionica è dotata di motori e software che permettono molti dei movimenti della mano senza ulteriori input mioelettrici.

Ora Valentina dovrà allenarsi per imparare ad usare tutte le potenzialità dell'arto. Il costo è stato sostenuto dall'Asl di Carbonia e dalla raccolta di fondi portata avanti da nove anni dalla Fondazione Doppia Difesa.

La storia di Valentina 

La notte del 16 aprile 2011 Valentina Pitzalis, all'epoca 28enne, venne aggredita dall'ex marito Manuel Piredda a Carbonia che la cosparse di carburante e le diede fuoco. Lei restò invalida al 100% e lui morì nello stesso incendio. Dopo una lunga battaglia giudiziaria Valentina, divenuta una delle donne simbolo della lotta al femminicidio, è stata completamente scagionata dalle accuse avanzate dai familiari dell'ex marito.   

«Ho avuto la fortuna di sopravvivere. Ma mi hanno fatto sentire in colpa per non essermi chiusa in casa a piangere, invece ho scritto un libro. Mio marito ha pagato con la sua stessa vita quello che ha fatto. La sua famiglia mi ha accusato di induzione al suicidio, cercando di farmi apparire come carnefice. Hanno detto che avevo appiccato io l'incendio, ma il caso è stato archiviato perché era chiaro. Non ho più il naso, le orecchie, ma il sorriso non me lo toglieranno mai. Io pratico la felicità».

 

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Il Messaggero