Sono passati 10 anni da quel maledetto 28 giugno. Pietro Taricone e il lancio con il paracadute, la manovra sbagliata, la corsa in ospedale. L'operazione. La morte. "O...
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Pietro Taricone Onlus, Kasia Smutniak ha costruito una scuola in Nepal in memoria del compagno
Grande Fratello, 19 anni fa la prima edizione: i post dei protagonisti nel ricordo di Pietro Taricone
Il profilo e la tv.
Non aveva vinto il Grande fratello, Pietro. Ma aveva vinto la sua scommessa personale: farcela. E così, nonostante fosse arrivato terzo al primo storico reality show di Canale 5 - correva l'anno 2000 - era comunque diventato lui il personaggio. L'uomo copertina. Non tanto per il suo aspetto fisico, che pure voleva la sua parte, quanto per la sua personalità. La sua ironia. «Io non vado in televisione a fare il pagliaccio», raccontava poco dopo essere uscito dalla casa. Niente trenini, ospitate, serate. «Sono riconoscente al Gf - spiegava - questa roba m'ha dato da mangiare - ma ormai i reality sfornano personaggi che fanno gli ospiti che diventano opinionisti che diventano attori di fiction. Il micromondo si autoalimenta».
Lui invece, sognava in grande. Grande palcoscenici. Come "l'uno contro tutti" al Maurizio Costanzo Show (in 10 milioni davanti alla tv, un record). O il cinema. In giro andava dicendo che prima o poi avrebbe vinto un Oscar. In molti pensavano alle sue solite battute. Lui ci credeva, davvero. Tanti i film e le apparizioni nelle fiction - dal Distretto di Polizia a Tutti pazzi per amore, da Feisbum - il film a La mano de Dios. Proprio sul set di un film, Radio West nel 2003, conosce quello che diventerà il grande amore della sua vita, Kasia Smutniak.
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La fondazione e Kasia.
«Siamo stati solo una volta in Mustang io e Pietro. Una volta sola. E tanto è bastato per innamorarsi di quel posto, della cultura, della gente. Non avrei mai pensato che esattamente 8 anni dopo sarei tornata, da sola con mia figlia, per costruire una scuola». Inizia così la lettera di Kasia Smutniak, ex compagna di Taricone, parlando della fondazione in suo nome, la Pietro Taricone onlus. «Un giorno è tornato a casa con un'idea, una delle sue tante idee pazze, urlando "andiamo in Nepal!. Non so per quale motivo, forse spinto dalla curiosità o dalle lettura di un libro, ha deciso di partire. Perché Pietro era così, istinto puro con la curiosità di un bambino e la voglia matta di fare tutto subito. Al ritorno dal viaggio continuava a dire che dovevamo fare qualcosa, noi che siamo privilegiati con il lavoro che facciamo. Che la cultura mustangi è troppo preziosa e se scompare sarà anche colpa nostra. Poi ho capito che la cosa giusta da fare era la costruzione di una scuola!». E in conclusione: «Amici nepalesi che ormai sono romani, miei amici e soprattutto amici di Pietro mi aiutano tutti i giorni nella realizzazione del nostro grande sogno».
Il Messaggero