D'Orazio, il dolore della moglie: perdo una parte di me, stava guarendo ma il Covid lo ha ucciso

Stefano D'Orazio, storico batterista dei Pooh, stava guarendo. A ucciderlo è stato il Covid. «Ho perso una parte di me stessa, Stefano era la mia forza, il mio...

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Stefano D'Orazio, storico batterista dei Pooh, stava guarendo. A ucciderlo è stato il Covid. «Ho perso una parte di me stessa, Stefano era la mia forza, il mio sorriso, mi mancherà tutto di lui», è lo sfogo di Tiziana Giardoni, la moglie, che ricorda il musicista morto ieri sera, sposato nel 2017, nel giorno del compleanno di lui, il 12 settembre. 

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D'Orazio, spiega la famiglia, era «ricoverato da una settimana presso la struttura Columbus del Policlinico Gemelli di Roma». «Stefano era in via di guarigione da una patologia che stava curando da circa un anno e al lavoro su alcuni progetti che gli stavano molto a cuore, quando è risultato positivo al Covid che ha compromesso irrimediabilmente il suo stato di salute».

Quello tra D'Orazio e la moglie era un grande amore. Del matrimonio celebrato nel 2017, il musicista aveva parlato due anni fa in una videointervista al Messaggero (aveva appena pubblicato il libro "Non mi sposerò mai"). «Per tutta la vita - raccontò - ho continuato a dire no - poi ho addirittura deciso di fare la proposta alla mia compagna Tiziana in diretta tv. Sposarsi è molto più difficile di un brindisi, due spaghetti e tutti a casa».

Francesco Facchinetti, nipote di D'Orazio, ha ricordato lo zio con un affettuoso post Instagram corredato da una foto di D'Orazio alla batteria, durante un concerto dei Pooh: «Ciao zio SDO, in questo giorno di grande sofferenza per tutti noi io ti voglio ricordare così: alla tua batteria. Quella batteria infinita, grandissima, che è diventata il tuo simbolo: la batteria di Stefano D'Orazio! Grazie della tua gentilezza, del tuo animo nobile e grazie per essere stato sempre vicino a mio papà. Salutami Valerio, i miei nonni e lo zio Tato. Ti ho voluto bene e tu ne hai voluto a me... buon viaggio nei tuoi Giorni Infiniti!»

 

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Il Messaggero