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Con la sua opera di ingegneria ha salvato milioni di persone, non solo dal terremoto di magnitudo 7.4 di ieri mattina, ma da tutte le scosse secondarie legate al primo sisma di Taiwan. Renato Vitaliani, ingegnere civile ed ex professore ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Padova, è infatti il padre della "maxi-sfera" che ha impedito al grattacielo Taipei 101 di crollare, nonostante i suoi 509 metri di altezza e il forte impatto della scossa.
Renato Vitaliani, chi è
Una laurea in Ingegneria civile sezione trasporti conseguita con lode a Padova nel luglio del 1971, poi il lavoro come professore ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso la Facoltà di Ingegneria dell'Università di Padova, infine il progetto tutto italiano insieme alla Fip Mec, impresa di Selvazzano (Padova), che ha permesso a migliaia di persone di salvarsi a Taiwan. Il curriculum di Renato Vitaliani è ricco di imprese, tra cui spicca però soprattutto quella di ieri. Grazie al suo "Tuned Mass Damper", una sorta di maxi pendolo che bilancia le scosse, il grattacielo Taipei 101 non è infatti crollato dopo il terremoto di magnitudo 7.4 che ieri mattina ha scosso la piccola nazione insulare a 180 km dalla Cina.
Il progetto del grattacelo Taipei 101
Collaudato circa una decina di anni fa, l'assorbitore armonico che ha impedito al grattacielo di crollare è frutto del lavoro di un'impresa tutta italiana, la Fip Mec di Selvazzano.
L'edificio si è inclinato ma ha resistito comunque all'incredibile onda d'urto della scossa tellurica. «Secondo me, da una prima analisi - spiega Vitaliani - si è inclinato per la liquefazione del terreno» . Dopo le prime tecniche utilizzate negli anni '50 in Giappone «costipando il terreno e poi mettendo la ghiaia, e quindi il fabbricato vi "scivolava" sopra, adesso ci sono degli isolatori - sottolinea il docente padovano - più performanti che vengono messi sotto i pilastri e posso essere in neoprene o il doppio pendolo che la Fip sperimentò per prima usandolo per il terremoto dell'Aquila». Un pendolo, dunque, che come a Taipei agisce «in contrapposizione di fase rispetto alle oscillazioni indotte dalla torre e quindi le diminuisce notevolmente. Attorno vi sono dei dissipatori energetici, dei sistemi smorzanti - aggiunge Vitaliani - che bloccano il pendolo quando il sisma termina per evitare danni alla struttura». In altre parole la sfera del diametro di 5,5 metri formata da 41 dischi e sostenuta da otto pompe idrauliche controbilancia le oscillazioni, come già accaduto durante la sua costruzione, quando resistette ad una scossa di magnitudo 6.8.
Il Messaggero