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Più che un triangolo amoroso, “l’affaire Bova” sta diventando un pentagono dagli angoli sempre più oscuri. L’attore avrebbe tradito la compagna e collega Rocío Muñoz Morales con la 23enne Martina Ceretti. La modella e aspirante attrice ha condiviso le chat e gli audio intimi di Raoul Bova con l’amico pr milanese Federico Monzino, il quale li ha inviati il 5 luglio scorso a Fabrizio Corona affinché l’ex paparazzo li diffondesse al grande pubblico in una puntata del suo format “Falsissimo”, in modo che Ceretti così «diventasse famosa». Nel frattempo, l’11 luglio, l’attore ha ricevuto dei messaggi ricattatori da un’utenza con prefisso spagnolo in cui gli si chiede un «regalo» in cambio della possibilità di bloccare la macchina del gossip di Corona. Per la Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo d’indagine subito dopo la denuncia di Bova alla polizia postale, si tratta di una tentata estorsione. Il sospetto è che l’autore sia proprio Monzino. Per questo gli inquirenti stanno cercando di risalire al titolare della scheda.
IL BOTTA E RISPOSTA
«Non è che voglio estorcerti dei soldi», scrive il ricattatore. «A me sembra proprio così», gli risponde Bova. «Capisci che se tutto questo diventa pubblico e quindi lunedì arriva su Falsissimo è un problema?», rincara la dose il misterioso interlocutore. «Che vuoi dire?», chiede l’attore. «Voglio dire che la stiamo tirando troppo per le lunghe. Stiamo cercando di venirti incontro», avverte usando il plurale, come se il ricatto fosse stato ordito a 4 mani. «Venirti incontro cosa significa?», domanda Raoul. «Anche solo aiutarmi a smontare Corona e far sì che non pubblichi tutto ciò lunedì - è la risposta - Poi sei vuoi essere gentile sta a te. Questo è materiale pesante nelle mani di Fabrizio, diventa una puntata.
LE TRE VERSIONI ALLA POLIZIA
La scorsa settimana gli agenti hanno perquisito le abitazioni del pr 29enne, della giovane modella e dell’ex paparazzo, sequestrando i loro telefoni. Contestualmente li hanno sentiti a sommarie informazioni tutti e tre. Ma l’unico ad essere denunciato dalla Postale per tentata estorsione è stato Monzino. Questo perché sul suo telefono aveva le chat con Corona e gli audio di Bova. Il pr ha spiegato di aver contattato l’ex paparazzo insieme a Martina «quando voleva diventare famosa, ma ovviamente non poteva scrivergli direttamente lei». «Non sono stato io a ricattare Bova. Potrebbe essere stato chiunque - ha ribadito a “Il Messaggero”, indirizzando i sospetti su altri - Non so se Martina e Corona le abbiano girate ad altre persone». Ceretti, invece, ai poliziotti ha detto di aver condiviso «in buona fede» con il suo amico Monzino alcune conversazioni avute con l'attore, ma senza alcun secondo fine; smentendo quindi la tesi del pr sulla ricerca di notorietà della modella. La 23enne, inoltre, prima di cancellare il suo profilo Instagram ha pubblicato nelle sue “storie” una ricostruzione in cui accusa Corona di almeno un reato: «Federico non ha volontariamente fornito le chat a Corona, ma Corona somministrandogli della droga lo ha stordito e si è auto-inviato le chat e la nota audio». Poi ha aggiunto: «Perché Monzino non avrebbe mai fatto una cosa del genere». Ma è il suo stesso amico ad aver riferito il contrario. Corona, invece, ha spiegato sia agli investigatori che ai suoi follower di essere stato contattato il 5 luglio dal 29enne erede della famiglia che negli anni ‘30 ha fondato i magazzini Standa, allegando la chat con la sua proposta: «Ciao sono un amico di Marti Ceretti, abbiamo un bel gossip con Raoul Bova. Tra Marti e Raoul. Abbiamo screenshot, audio e tutto». Il pr li ha mostrati a Corona su Whatsapp e ha aggiunto: «Non dico caz... comunque. E si fa una cosa fatta bene per fare uscire la Marti bene».
L’IRONIA DI RYANAIR E NAPOLI
Gli audio di Bova non sono stati diffusi solo sul programma Youtube di Corona. Alcune società li hanno usati sui social network, motivo per cui l’attore sta valutando, tramite i suoi legali, di chiedere un risarcimento dei danni - in particolare alla Ryanair e alla società sportiva calcio Napoli - per la strumentalizzazione commerciale delle frasi intime facilmente riconducibili all’attore. Tra le quali spicca quel neologismo “spaccanti” che tanto ha divertito il web. Rayanair Italia, sui suoi profili social, pochi giorni fa ha ironizzato: «Buongiorno passeggeri speciali dal sorriso meraviglioso e gli occhi spaccanti, avete scaricato l’app?». Poi è stato il turno del Napoli, che ha pubblicato, sempre via social, un video del calciatore Kevin De Bruyne e in sottofondo l'audio di Bova. Un sarcasmo che non ha fatto ridere il diretto interessato. «Le azioni compiute, su cui gli inquirenti stanno indagando, hanno attivato il web in maniera illecita e inaccettabile, dove si continua a diffondere in maniera incontrollata materiale la cui natura va ancora accertata - ha commentato David Leggi, legale di Raoul Bova - Si è attivata una macchina infernale che non guarda in faccia a nessuno, né alle persone né ai loro figli, che non hanno tutti gli strumenti per discernere la cronaca dalla cattiveria o dal voyeurismo di bassa lega».
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