Michela Murgia, il matrimonio a luglio «in articulo mortis» con Lorenzo Terenzi e la sua queer family

«Lo abbiamo fatto controvoglia - aveva scritto -. Se avessimo avuto un altro modo per garantirci i diritti a vicenda non saremmo mai ricorsi a uno strumento così patriarcale e limitato»

Michela Murgia, il matrimonio a luglio «in articulo mortis» con Lorenzo Terenzi e la sua queer family
Voleva arrivare «viva» fino alla morte. E così ha fatto Michela Murgia, che negli ultimi mesi della sua vita, dopo aver saputo di avere un carcinoma al...

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Voleva arrivare «viva» fino alla morte. E così ha fatto Michela Murgia, che negli ultimi mesi della sua vita, dopo aver saputo di avere un carcinoma al quarto stadio, aveva continuato a regalare una serie di piccoli e grandi atti, di gioia e di protesta. Sempre senza filtri, come aveva abituato amici, lettori e ammiratori. Lo aveva fatto anche nel mese di luglio, sposando con rito civile in «articulo mortis» Lorenzo Terenzi, attore, regista, autore e anche musicista, conosciuto nel 2017 grazie a uno spettacolo teatrale in cui lei era la protagonista e lui lavorava alla regia. 

Michela Murgia, matrimonio «controvoglia»

 

Significativo perché è una delle cose che si era ripromessa di fare prima della fine ma soprattutto - come lei stessa aveva chiarito, anche scegliendo come canzone di sottofondo il brano Nobody's Wife (Moglie di nessuno) di Anouk - perché sia lei che Terenzi sono stati in qualche modo «costretti» a farlo e la loro «non è una festa». «Lo abbiamo fatto controvoglia - aveva scritto -. Se avessimo avuto un altro modo per garantirci i diritti a vicenda non saremmo mai ricorsi a uno strumento così patriarcale e limitato, che ci costringe a ridurre alla rappresentazione della coppia un'esperienza molto più ricca e forte, dove il numero 2 è il contrario di quello che siamo. Niente auguri, quindi, perché il rito che avremmo voluto ancora non esiste. Ma esisterà e vogliamo contribuire a farlo nascere».

 

Michela Murgia, il lungo messaggio social

Nel lungo messaggio di accompagnamento la Murgia aveva annunciato: «Tra qualche giorno nel giardino della casa ancora in trasloco daremo vita alla nostra idea di celebrazione della famiglia queer. Le nostre promesse non saranno quelle che siamo stat3 costrett3 a fare l'altro giorno. Vogliamo condividerlo a modo nostro e lo faremo da questo profilo, senza giornalist3 o media vari». E aveva aggiunto: «Il nostro vissuto personale, come quello di tutt3, oggi è più politico che mai e se potessi lasciare un'eredità simbolica, vorrei fosse questa: un altro modello di relazione, uno in più per chi nella vita ha dovuto combattere sentendosi sempre qualcosa in meno». La neosposa dà degli aggiornamenti anche sul suo stato di salute: «Ogni giorno c'è una complicazione fisica diversa, entro ed esco dall'ospedale e ormai non diamo più niente per scontato» dice. 

 

La queer family

Nei mesi scorsi Michela Murgia aveva parlato spesso della sua queer family di dieci persone e dei suoi quattro figli «d'anima» (il più grande di 35 anni, il più piccolo 20). Aveva anche spiegato i motivi per cui si sarebbe sposata, con un uomo, «ma poteva essere una donna». «Lo Stato alla fine - aveva detto al Corriere della Sera - vorrà un nome legale che prenda le decisioni, ma non mi sto sposando solo per consentire a una persona di decidere per me». «Posso sopportare molto dolore, ma non di non essere presente a me stessa - aveva continuato -. Chi mi vuole bene sa cosa deve fare. Sono sempre stata vicina ai radicali, a Marco Cappato».

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Il Messaggero