Maurizio Battista omaggia Franco Califano e ricorda le sue estati tra Ardea e Anzio

Maurizio Battista nella casa museo Franco Califano ad Ardea
Si scrive solitudine, si legge libertà. Una delle frasi più conosciute di Franco Califano ha ispirato la vita di un altro romano doc, Maurizio Battista, il comico...

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Si scrive solitudine, si legge libertà. Una delle frasi più conosciute di Franco Califano ha ispirato la vita di un altro romano doc, Maurizio Battista, il comico che da trent'anni fa ridere l'Italia prendendo in giro vizi, tic, virtù e mode di Roma e del Belpaese.

Anche per questo, Battista ha voluto visitare la casa museo del Califfo nel centro storico di Ardea, perdendosi tra foto, spartiti, lettere e mobili appartenuti al "poeta" della canzone romana morto nove anni fa. Un omaggio alla memoria del grande artista, ma anche un tuffo nel passato tra aneddoti, ricordi e battute. «Si scrive solitudine, si legge libertà: nessuna frase mi descrive meglio, con tre matrimoni all'attivo» ha detto Battista. «Non ho ricordi personali purtroppo con Franco Califano, non l'ho conosciuto. Le sue canzoni sono tutte profonde, ma secondo me la più bella in assoluto è "Tutto il resto è noia". È una poesia», ha ripetuto sfogliando alcuni spartiti in mostra insieme al pianoforte del Maestro.

Tanti selfie con i visitatori, alcuni addirittura arrivati da Perugia. A organizzare la visita dello showman, impegnato tra teatro, tv e cinema, è stata la sociologa Tonia Bardellino, membro della Califano onlus che gestisce l'esposizione.

Ardea è nella vita e nel cuore di Battista. Non solo per l'amicizia con il fornaio Enrico del forno Valeri, a pochi metri dalla casa museo («Abbiamo fatto il militare insieme»): «Mia nonna ha costruito una delle prime case di Tor San Lorenzo, prima era una landa deserta, non c'era un'anima. Ricordo l'odore di bouganville quando percorrevo in motorino i 14 chilometri strada che dividono Ardea e Anzio: il Turcotto, le bavose, il porto. Le mie estati da bambino erano un mese ad Anzio e quindici giorni a Riccione. Ad Ardea c'erano solo due stabilimenti: Piccola Capri e Sabbie d'Oro». Poi tutto è finito: «La casa di mia nonna aveva tante stanze ma una sola cucina, quando la famiglia si è allargata non c'era più spazio. Che peccato».

Tra una risata e una foto, Battista ricorda anche quando i romani venivano ad Ardea per prendere l'acqua da bere: «Si pagava dieci lire al litro, per chi era in vacanza a Tor San Lorenzo era una tappa obbligata, quell'acqua era ottima. Venivano con le auto piene di taniche e bottiglie da riempire».

E poi l'aneddoto su Aprilia: «La mia prima moglie era capostazione, spesso la andavo a trovare e ricordo due cose: l'odore di carne del vicino stabilimento della Simmenthal e la frase ripetuta al microfono all'arrivo di ogni treno "Aprilia stazione di Aprilia"».

Alla fine il saluto e la promessa: «Tornerò presto».

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Il Messaggero