Mattia, il paziente 1, torna sul campo di calcio a Codogno: «Che bello, abbiamo anche vinto»

«Io ci provo, torno in campo». Eccolo, il paziente 1 di Codogno, che si scalda prima di giocare a pallone, per la partita che illumina la speranza di un intero...

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«Io ci provo, torno in campo». Eccolo, il paziente 1 di Codogno, che si scalda prima di giocare a pallone, per la partita che illumina la speranza di un intero territorio, non solo Codogno, ma tutta la provincia di Lodi. Quanto sono lontani gli slogan surreali dei negazionisti e dai no mask riuniti nello stesso giorno a Roma. A Codogno un uomo di 38 anni, che per tre settimane ha lottato come un leone in terapia intensiva, rischiando di morire per Covid come purtroppo è successo al padre, ha indossato gli scarpini da calcio. Si chiama Mattia Maestri e a febbraio fu conosciuto dal tutto il Paese, anzi da tutta Europa, come il paziente 1. Fu lui, per tre volte, ad andare con la febbre alta al pronto soccorso della sua città, fino a quando una dottoressa non ebbe l'intuizione di fargli il tampone con cui il 21 febbraio si scoprì che il Covid aveva contagiato anche un italiano: era la prima trasmissione del virus locale. Mattia Maestri ha vinto la battaglia con il Covid, è stato salvato anche dalla sanità italiana, nello tsunami incomprensibile di quei giorni, e ricorderà per sempre questi mesi: anche i genitori si infettarono, il padre morì, la moglie incinta diede alla luce una bambina Giulia, lui era in terapia intensiva, lottò, guarì. È ieri è tornato a praticare sport, lui che da podista sembrava non stancarsi mai.

 


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LA SFIDA
L'occasione, a Codogno, è stata offerta da un triangolare di calcio con la nazionale dei sindaci, una squadra composta dagli amministratori della provincia di Lodi (tra le più colpite dall'epidemia) e una rappresentanza dei volontari della Protezione civile e della Croce rossa locali. All'Ansa Mattia Maestri ha raccontato, quando è uscito dal campo: «È stato un bellissimo incontro, ci siamo divertiti e abbiamo anche vinto». Il peggio è passato per l'Italia e per Mattia? «Speriamo. Se andiamo avanti così ce la possiamo fare. Per me è andato tutto bene. Dire che sono in forma è una parola grossa però sto bene». Al mattino era stata celebrata una messa per ricordare le vittime del Covid, poi tutti in campo per il triangolare di calcio; in regalo a Mattia la maglietta della nazionale dei primi cittadini e un gagliardetto. E poi i doni dai sindaci di Codogno e di Vo' Euganeo (provincia di Padova). E un cappello autografato da Valentino Rossi. L'Inno di Mameli, la commozione, lo sguardo rivolto a Valentina, la moglie, a bordo campo vicino a un passeggino, con Giulia, la bimba nata quando tutto sembrava irrimediabile e si temeva che Mattia come altri 35 mila italiani non ce la facesse. E invece eccolo in campo. «Io ci provo», ha ripetuto, lontano dagli strilli di una strana manifestazione a Roma. «Speriamo che quello che abbiamo vissuto sia solo un ricordo e che ci serva per guardare al futuro» dice il sindaco di Codogno, Francesco Passerini.

 
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Il Messaggero