Lodo Guenzi e la studentessa suicida a Milano: «Anche io ho pensato di mollare, ma a 19 anni non sei un fallito»

Il leader dello Stato Sociale: "Facevo 600 chilometri a settimana per andare a farmi dire che non ce l’avrei fatta, mentre la mia prima ragazza era morta senza un perchè"

Lodo Guenzi e la studentessa suicida a Milano: «Anche io ho pensato di mollare, ma a 19 anni non sei un fallito»
«Non riesco a non pensare a quella ragazza di 19 anni che si è ammazzata nel bagno della sua università, lasciando scritto “nella vita ho fallito...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

«Non riesco a non pensare a quella ragazza di 19 anni che si è ammazzata nel bagno della sua università, lasciando scritto “nella vita ho fallito tutto”. E no, a 19 anni non hai fallito niente. Ma lo pensavo anche io a 19 anni. Facevo 600 chilometri a settimana per andare a farmi dire che non ce l’avrei fatta, mentre la mia prima ragazza era morta senza un perchè, e la seconda mi lasciava per la distanza». Con un post sul suo profilo Instagram Lodo Guenzi, leader della band "Lo Stato Sociale", racconta gli anni difficili che ha vissuto proprio ai tempi dell'università. Una riflessione partita dalla lettera scritta dalla giovane studentessa prima di togliersi la vita nei bagni dell'università Iulm a Milano.

Ragazza morta all'università Iulm di Milano con una sciarpa legata al collo: aveva lasciato un biglietto

Il post

«Anche io ho pensato di mollare tutto, di voler sparire - scrive - A guardarlo adesso è stato un attimo, mi vergogno quasi a dirlo. Ma in quel momento sembrava l’unica via d’uscita logica, l’unica strada. Io non so neanche perchè lo scrivo, e non so se è una questione di gara di eccellenza dentro il percorso formativo, come è sempre stata, o molto di più il fatto che il mondo del lavoro fuori garantisca la sopravvivenza solo per chi eccelle, sacrificando i diritti ai tempi di produzione, e trasformando la scuola non più in una palestra in cui poter sbagliare, ma in un assaggio delle frustrazioni di domani. Io vorrei dire a una ragazza che non sei tu che quel pensiero lo capisco, davvero. Ma che se resisti in quel momento, può essere che per te sia stato un attimo. E forza, davvero».

 

Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero