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Abbracci e baci, una raffica di selfie con gli ammiratori estasiati, porzioni generose di orecchiette «alla porca puttena», specialità pugliese doc della casa. E al momento del brindisi finale un desiderio, quasi un appello: «Siamo diventati famosi grazie alle commedie sexy degli anni Settanta. Oggi che siamo entrambi nonni e abbiamo dimostrato di essere bravi anche come attori drammatici, giriamo un nuovo film insieme», esclama Lino Banfi. Edwige Fenech, maglia marinara e jeans, gli inconfondibili occhi neri vivissimi, lo guarda intenerita: «Vedremo...ormai torno sul set solo se mi offrono un ruolo vibrante. Ma lasciami dire che sei incredibile! Hai la pelle liscia come quella di un bambino, mi sembra di averti lasciato un giorno fa, non sei invecchiato».
Lino ed Edwige, coppia di culto che nei Settanta e Ottanta furoreggiava nei b-movies erotici italiani tra docce, doppi sensi e nudi che oggi ci appaiono innocenti, non si vedevano da una decina d’anni. La storica rimpatriata, avvenuta nell’Orecchietteria dell’attore nel quartiere Prati, è stata possibile perché l’attrice, che dal 2015 vive a Lisbona, è venuta a Roma per promuovere il film di Pupi Avati La quattordicesima domenica del tempo ordinario in cui interpreta con struggente intensità il ruolo di una donna fallita.
IL RAPPORTO
E ha accettato con gioia l’invito dell’amico. «Lino e io ci vogliamo molto bene», rivela, «negli ultimi anni, pur non vedendoci, abbiamo continuato a sentirci».
GOFFAGGINE
Ma è vero che la sensualità della partner ha spesso messo Banfi in imbarazzo? «Una volta, sul set di Ricchi ricchissimi...praticamente in mutande, dovevo mettere una mano sul seno di Edwige ma esitavo», confessa l’attore, «e quando finalmente mi sono deciso, sono risultato così goffo che l’elettricista di scena ha esclamato: “ahò, pare che stai a svità una lampadina!”». L’attrice ricorda: «Quasi sempre nelle scene d’amore lui provava a baciarmi e io mi giravo dall’altra parte, con effetto comico irresistibile».
BELLISSIMA
Poi domanda a Lino: «Sei pentito di aver girato quei film?». Lui risponde di getto: «Scherziamo? Li ricordo con grande affetto. Sei sempre stata bellissima e ultra-professionale. Non posso dimenticare il nostro primo incontro, avvenuto nel 1970: ti sei presentata ai provini di Don Franco e Don Ciccio nell’anno della contestazione e sei stata presa». Quella commedia, interpretata da Fanchi e Ingrassia, fu il primo dei numerosi successi italiani di Edwige. Ma all’epoca né lei né Banfi erano consapevoli di scrivere una pagina irripetibile nella storia del cinema italiano: «Noi pensavamo a lavorare. E che la critica ci stroncasse lo davamo per scontato», ragiona l’attrice, «io non ci sono mai rimasta male. Mi sarei arrabbiata se avessero criticato una mia interpretazione drammatica, ma per fortuna non è successo». Ai suoi nipoti, spiega Banfi orgoglioso, Fenech ha mostrato il serial Un medico in famiglia in cui l’attore fa il mitico Nonno Libero. Poi viene folgorato da un ricordo: «In Sabato domenica e venerdì Edwige faceva una giapponesina innamorata di me e io un ingegnere che la seguiva a Tokyo dove apriva un’orecchietteria. Quando si dice le coincidenze». O il segno del destino: un nuovo film insieme? Magari, tra una burrata e un polpo in umido, sono state gettate le basi.
Il Messaggero