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Ma era Kevin Spacey a parlare o Frank Underwood, il diabolico presidente negli Usa protagonista della serie-cult House of Cards - Gli intrighi del potere? Dopo l'assoluzione dalle accuse di molestie e abusi sessuali, sia negli Stati Uniti sia in Gran Bretagna, Kevin Spacey ha concesso un'intervista su YouTube al giornalista americano Tucker Carlson accennando alle sue vicissitudini giudiziarie. Più in forma che mai, in giacca scura e cravatta davanti all'albero di Natale, il grande attore, 64 anni e due Oscar, ha giocato sull'ambiguità riprendendo o quasi i panni di Underwood. E si è scagliato contro la piattaforma produttrice della celebre fiction: «Non ci sono dubbi che Netflix esista grazie a me, io ho dato loro un senso e loro hanno provato a sotterrarmi», ha esclamato rievocando il successo planetario della serie, «mi pare bizzarro che abbiano deciso di tagliare pubblicamente i ponti con me solo a causa di accuse che ora si sono dimostrate false. Non penso ci fosse motivo per farlo... questo video è l'inizio, quest'intervista un po' un mix tra un episodio (di House of Cards, ndr) e la realtà».
LO SCANDALO
Nel 2017, allo scoppiare dello scandalo Weinstein, Spacey era stato infatti tra i primi e più illustri bersagli del movimento #MeToo: denunciato a scoppio ritardato da alcuni uomini, l'attore era stato licenziato sui due piedi da House of Cards dopo 4 anni di successi mentre le successive stagioni della serie venivano affidate alla sola Robin Wright che, pur bravissima nel ruolo della spregiudicata moglie di Frank, aveva fatto sentire la mancanza del carismatico protagonista.IL TRIBUNALE
Senza Spacey, ostracizzato ormai dall'intero mondo del cinema e costretto a lasciare il set per le aule del tribunale, la serie insomma non aveva avuto gli stessi risultati.
Kevin Spacey assolto: era stato accusato di abusi e molestie sessuali da 4 uomini
LA CARRIERA
Ma qualcuno è andato oltre e ha considerato l'uscita di Kevin-Frank quasi il preludio di una possibile candidatura dell'attore alle presidenziali nelle fila dei democratici. Di sicuro c'è solo un fatto, per ora: Spacey ha ripreso finalmente a lavorare riannodando i fili di una straordinaria carriera sempre divisa tra cinema, tv, teatro e benedetta dagli Oscar, prima per I soliti sospetti (1995) poi per American Beauty (1999). Il primo a dargli un'opportunità era stato l'anno scorso Franco Nero che, prima ancora delle vittorie in tribunale, aveva scritturato Kevin accanto a sé nel suo film L'uomo che disegnò Dio, prodotto da Louis Nero: «Sarò per sempre grato a Franco che ha avuto il coraggio di farmi lavorare mentre tutti gli altri hanno avuto paura», dichiarò l'attore al Messaggero, rompendo un silenzio durato 5 anni. Poi, piano piano, sono arrivate le altre scritture nei thriller Control e Peter Five Eight, mentre si attende l'uscita di Gore, il film di Michael Hoffman in cui Spacey interpreta lo scrittore omosessuale Gore Vidal, rimasto congelato in seguito allo scandalo. E nelle scorse settimane, quando Kevin è stato fotografato a Roma, si è parlato di una sua partecipazione al film di Massimo Paolucci Il contratto. La rinascita continua. Leggi l'articolo completo suIl Messaggero