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Ci sarà una festa a Cortina D'Ampezzo, dal 15 al 17 dicembre, per festeggiare i primi 40 anni di Vacanze di Natale, di un film che fu in grado di incassare, tra il 1983 eil 1984, la cifra record di otto-nove miliardi delle vecchie lire. Un film diventata storia non solo per i ragazzi cresciuti negli anni ottanta. Vacanze di Natale di Carlo ed Enrico Vanzina è amatissimo anche dai ragazzini 3.0 che ne conoscono a memoria ogni battuta. Quella che rimpiange Jerry Calà? «Guido Nicheli, l’indimenticabile Dogui e la sua battuta davanti alle Tofane quando la Sandrelli vorrebbe distrarlo dagli amici: “Ma la libidine è qui, amore: sole, whiskey e sei in pole position!”»
Un film cult perché i due registi «hanno stigmatizzato l’italiano che si doveva far vedere a Cortina e voleva esibire stupidamente la propria ricchezza - racconta Jerry Calà al quotidiano Libero - La villa,la bella automobile, la cafoneria alla massima potenza. Ma hanno raccontato anche chi non aveva una lira in tasca e voleva fare lo stesso una vacanza sulle Dolomiti per mistificare quello che non era».
Tra gli attori di questa pellicola senza tempo c'era anche lui.
A Libero racconta che in fondo Billo era proprio lui. Senza nessuna finzione. Non c'era bisogno di recitare. «Sì, Billo ero io all’epoca. Farfallone, amante del bel vivere, ma anche della musica. Tuttora neimieishowcanto elofarò perle celebrazioni a Cortina, il 15 dicembre. Nessun personaggio mi ha rappresentato meglio di Billo, con montone chiaro, rayban a specchio eMini Innocenti».
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Un film che probabilmente oggi sarebbe preso di mira, criticato, a dir poco. «Ero giovane, eravamo giovani e i rapporti tra maschietti e femminucce erano vissuti senza troppe ansie. I contatti erano belli, genuini e diretti soprattutto a una cosa, ha capito quale... Nelle persone si avvertivano molto raramente quelle paure che, ogni giorno,i drammatici fatti di cronaca testimoniano».
E poi le battute. C'era maggiore libertà. Quella che oggi invece non sembra più esserci. «Assolutamente. Andavamo tutti a briglie sciolte, eravamo più liberi di esprimerci. Non certo condizionati come oggi dal pensiero politicamente corretto che si attacca alle parole, non si può più dire questo e non si può dire quello. Ma basta». Certe battute, ripetute oggi, sarebbero vietate? «Pensate soltanto alla parola frocio che dico in un paio di film dell’epoca. Oggi andrei nei guai, mi ficcherebbero nelle patrie galere e verrei additato come un mascalzone. Forse non lavorerei più».
Per questo Jerry Calà vuole lanciare un appello: «Lasciate i comici liberi di dire e fare tutto quello che facevano allora. Siamo tornati a una sorta di inspiegabile censura».
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Il Messaggero