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Nel 2016 Jean-Paul Belmondo ha ricevuto il premio alla carriera a Venezia.
Tappeto rosso all'insegna delle emozioni. Le prime le regala Jean-Paul Belmondo, Leone d'oro alla carriera, poi qualche ora più tardi sfilano i profughi protagonisti del film di Pippo Delbono Vangelo, applaudito alle Giornate degli Autori e girato nel centro di accoglienza Villa Quaglina di Asti. E le quattro giovani attrici di Questi giorni, ultimo titolo italiano in concorso, diretto da Giuseppe Piccioni, portano al Lido una ventata di novità e freschezza: Marta Gastini, Laura Adriani, Caterina Le Caselle e Maria Roveran incarnano l'onda nuova dello star system nazionale. «Siamo riconoscenti alla Mostra perché punta su di noi che siamo estranee alla casta del cinema, il futuro è dei giovani», esclamano le ragazze, un secolo in quattro e un grande avvenire, sperano, davanti a loro.
STANDING OVATION
Belmondo, per tutti e per sempre Bebèl, incede aiutandosi con il bastone al braccio di Sophie Marceau, oggi elegante e affettuosa quasi cinquantenne e nel lontano 1984 sua partner nel film Irresistibile bugiardo. Ma l'attore non rinuncia a un sorriso divertito e commosso mentre la folla urla il suo nome e poi in sala gli riserva una standing ovation. Cravatta rossa, mille anelli alle dita e capelli bianchi tenuti vezzosamente lunghi sul collo, l'attore francese ha 83 anni, alle spalle una carriera leggendaria che include la storica, pompatissima (dai media) rivalità con Alain Delon per il titolo di sex symbol, e tanti amori con donne bellissime come Ursula Andress e Laura Antonelli.
Belmondo ha anche una forza vitale sorprendente.
A Delon, spiega, lo lega un'amicizia «che dura da decenni e durerà per sempre». Si è divertito «nella stessa misura», interpretando sia i film d'autore di Godard come Fino all'ultimo respiro, sia pellicole spettacolari o d'azione (Cartouche, L'uomo di Rio, il cult Borsalino in coppia con Alain) che mettevano in risalto la sua sensualità e quell'esuberanza un po' guascona che è sempre stato il suo marchio di fabbrica.
Al Lido, Belmondo racconta l'incontro con il cinema italiano: «Ho girato La Ciociara con la Loren, poi ho lavorato con la Lollobrigida e la Cardinale», dice, piazzando tra un nome e l'altro un «oh!» di allegro compiacimento che scatena la divertita complicità del pubblico.
Sul palco con Baratta e Barbera, Sophie Marceau enumera i suoi meriti e alla fine gli dice: «Sei un campione di leggerezza, sei audace e generoso. Hai messo d'accordo giovani e vecchi, intellettuali e persone semplici, sei un uomo che mi piace». Rimpianti? «Nessuno, ho fatto tutto quello che volevo fare e oggi amo le cose che mi restano: la vita, il sole, il mare», risponde l'attore.
Ma esistono suoi eredi? «Con il cinema ho chiuso, ora tocca a loro divertirsi».
La consegna del Leone d'oro è un momento gioioso e tra i più commoventi della Mostra. «Adoro Venezia, ci sono venuto tante volte con i film», dice il vecchio Leone, «ma mi sono divertito soprattutto a sorvolarla in elicottero». Dopo la cerimonia, Il ladro di Parigi, il film del 67 diretto da Louis Malle e interpretato da Belmondo, ha concluso in bellezza l'omaggio
Gloria Satta
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Il Messaggero