Matteo Garrone a Radio2: «Gli attori di Io Capitano vivono a casa di mia madre. Il film lo abbiamo fatto insieme»

Ai microfoni di Radio2 Social Club sono intervenuti anche gli attori Seydou e Moustapha

Matteo Garrone a Radio2: «Gli attori di Io Capitano vivono a casa di mia madre
Ospite a Radio2, il regista Matteo Garrone ha svelato i retroscena della sua pellicola "Io Capitano", appena designato nella corsa agli Oscar come miglior film...

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Ospite a Radio2, il regista Matteo Garrone ha svelato i retroscena della sua pellicola "Io Capitano", appena designato nella corsa agli Oscar come miglior film internazionale. «Questo è un film che ti ricompensa di tutto, è una gioia, l'accoglienza anche a Venezia è stata molto calda», ha esordito parlando con i conduttori Luca Barbarossa ed Andrea Perroni, in onda dal lunedì al venerdì dalle 10.35 alle 12.00 con il loro Radio2 Social Club.

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I protagonsti e la recitazione "a orecchio"

Insieme a Garrone sono stati intervistati anche i due giovanissimi attori Seydou Sarr e Moustapha Fal, sui quali il regista ha raccontato: «Li dirigevo in una lingua che è il wolof, per me incomprensibile, andavo a orecchio per capire se stavano recitando bene o no. Sono entrato in una cultura che non era la mia, quella africana. La chiave è stata quella di fare il film insieme a loro».

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«Se è vero che Seydou e Moustapha vivono a casa di mia madre? - ha rivelato il regista interrogato dai due speaker - . Seydou sognava di fare il calciatore, fa l'attaccante. Lo chiamano Osimhen». «Sognavo di venire in Europa, ora che ci sto sono contento. Sono fiero di aver rappresentato l'Africa, non mi aspettavo tutto questo clamore, sono felice». ha raccontato Seydou Sarr. «Invece il mio sogno era quello di arrivare in America», ha ammesso Moustapha, che però ha aggiunto: «Sono felice in Italia».

Un'odissea contemporanea

«Raccontiamo un viaggio epico, un viaggio eroico, un'odissea contemporanea - ha proseguito Garrone -.Siamo abituati sempre a vedere le immagini delle barche che arrivano, a fare la conta dei vivi e dei morti. Noi abbiamo messo la macchina da presa dall'altra parte. In Africa. Per dare forma visiva a quella parte di viaggio che di solito non si conosce. Raccontare il deserto, la Libia, in modo autentico e vero».

«E per farlo - ha sottolineato - ci siamo lasciati guidare da chi realmente ha vissuto questa odissea. Ci siamo ispirati a storie reali».

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Il Messaggero