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La galassia degli influencer è nel mirino della Guardia di Finanza. Controlli e verifiche fiscali si sono intensificate, di pari passo con la proliferazione di star e starlette del web che ottengono guadagni “facili”, spesso in nero. Un flusso di denaro che sfugge al Fisco, grazie a diversi escamotage. Dopo il rituale del cosiddetto “unboxing” (“spacchettamento”), che consiste nel pubblicare online il video in cui si apre la scatola del prodotto omaggio, a volte gli influencer per svuotare gli armadi mettono in vendita i regali degli sponsor. I follower li acquistano e li pagano con PayPal. Lo stesso strumento viene utilizzato anche dai brand per remunerare le “celebrities” dei social network, sotto forma di “donazione”. Di questi pagamenti digitali, però, non resta traccia.
IL PANORAMA
Fare l’influencer, lo youtuber, il tiktoker o il sex worker ormai non è solo un passatempo, ma un vero e proprio mestiere; anche piuttosto redditizio e ambito tra i giovani (una volta il sogno era diventare astronauta).
LA NORMA
Anche se i bonifici provengono dall’estero, secondo il principio “worldwide taxation principle” è previsto che vengano tassati in Italia i redditi ovunque prodotti da parte dei contribuenti fiscalmente residenti nel nostro Paese. L’Agenzia delle Entrate, con la risoluzione n. 700 dell’11 ottobre 2021, ha chiarito che «i compensi che le celebrities percepiscono per l’esecuzione di sessioni di photoshooting nelle quali la loro immagine o testimonianza è associata a un marchio o a un prodotto per rafforzarne la credibilità (...) costituiscono redditi di lavoro autonomo».
A fare da apripista per mettere un argine e riportare sotto l’ala del diritto il Far west del web è stata la Francia. Al fine di tutelare i consumatori, disciplinare la concorrenza, monitorare i proventi, si è discusso di recente circa la possibilità di inquadrare l’influencer entro specifiche regole, al pari di quanto accade per altre categorie lavorative. Riconoscere giuridicamente tale professione permetterebbe di rendere controllabili tutte quelle operazioni che ora sfuggono al Fisco. Una regolamentazione che chiede la stessa Agcom, anche se per ragioni diverse. Gli influencer, infatti, «svolgono un’attività analoga o comunque assimilabile a quella dei fornitori di servizi di media audiovisivi sotto la giurisdizione nazionale e sono, dunque, chiamati al rispetto delle misure previste dal Testo unico».
I “FURBETTI”
Un anno fa tre influencer (uno di Ravenna, uno di Roma e l’altro di Napoli) sono stati scoperti dalla Guardia di Finanza come evasori totali. Tra il 2020 e il 2021 avrebbero guadagnato almeno 400 mila euro, seppur formalmente disoccupati. Ricevevano una parte dei compensi dalle sedi amministrative estere dei social e un’altra parte, mediante ricariche di carte Postepay, dai propri follower e fan per l’acquisto di vari contenuti: foto, video, chat, dirette streaming, ecc.; senza mai dichiarare queste entrate e risultando, in alcuni casi, nullatenenti. In particolare, l’influencer napoletano avrebbe guadagnato oltre 150 mila euro che non ha mai dichiarato al Fisco per non perdere il reddito di cittadinanza, incassato nella misura di 16 mila euro.
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Il Messaggero