Giuliano Sangiorgi: «Fingo sempre di stare bene per gli altri. Con i Negramaro ci siamo allontanati per un periodo»

Parla il cantante, dalla morte del padre alla solitudine. La sua storia

Giuliano Sangiorgi: «Fingo sempre di stare bene per gli altri. Con i Negramaro ci siamo allontanati per un periodo»
I Negramaro festeggiano i vent'anni di carriera. E Giuliano Sangiorgi si regala un sogno, anzi due. Suonare a Napoli, poi a Milano. Prima allo stadio Diego Armando Maradona...

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I Negramaro festeggiano i vent'anni di carriera. E Giuliano Sangiorgi si regala un sogno, anzi due. Suonare a Napoli, poi a Milano. Prima allo stadio Diego Armando Maradona poi di nuovo a San Siro. «Un sogno che si avvera. È il posto dei santi che ritorna: Sangiorgi, San Siro e San Diego Maradona, come l’ho ribattezzato io».

Al Corriere della Sera il cantautore non nasconde che il concerto a Napoli sarà dedicato a Pino Daniele: «Non potevo dimenticare chi mi ha portato fin lì e mi ha insegnato ad amare la musica». Del loro primo incontro ricorda tutto: «Mi disse cose stupende della nostra Solo tre minuti». Gli disse anche: "Hai l’anima dello stesso colore mio" per convincerla a scrivere per lui: «Mi zittì conquesta frase, me la sarei tatuata». Tra i suoi miti c'è anche Jovanotti: «Per me era una leggenda. Lorenzo è stato un fulmine a ciel sereno nella musica italiana. A Roma, durante il Live Aid. Lui, con il suo sorriso luminoso, ci venne incontro, in mano il primo album dei Negramaro: “Oh ragassi, ho il vossro disco mi fate un autografo?”».

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L'anima di Giuliano ha il colore del focolaio domenistico racconta al Corsera. «Quando è morto mio padre l’assenza della sua telefonata appena sceso dal palco aveva dimezzato la gioia del concerto. Prima di entrare in scena chiamo tutta la famiglia: Ilaria, Stella, mia madre, i miei nipoti. È un in bocca al lupo continuo. Se qualcuno non risponde ritardo l’inizio del live».

Nell'anima è anche un pagliaccio. «Ho sempre paura che gli altri non stiano bene. A volte sto peggio di loro ma fingo. È tremendo, ci sono sempre, anche nei momenti in cui vorrei sparire». Probabimente come quando è volato a New York. «Con i Negramaro non c’eravamo sciolti, però sentivamo che dovevamo allontanarci. Fu un viaggio allucinante: io, Fabio Volo e Roberto Saviano abbiamo passato nove ore al bar dell’aereo. Quando siamo atterrati mi girava la testa. Lì ho sofferto per la prima volta la solitudine. Fino ad allora non ne avevo mai avuto paura».

Il suo inizio? Con una pianola Bontempi, poi una racchetta da tennis di legno, anni Ottanta. Fingeva di suonarla. Poi la prima chitarra vera. «A casa trovai una chitarra senza corde, la resuscitai con degli elastici e incisi su una cassetta Smoke on the Water. Mio padre la sentì in macchina, mentre tornava a casa dalla banca, dove lavorava. Fece retromarcia e andò a comprarmi la prima sei corde. Lo invidio: saprò riconoscere il talento di mia figlia, se ne ha uno?».

Sua figlia si chiama Stella. E per lui «è una magia. Da piccolina Ilaria e io la imploravamo: “Quando ti svegli ci devi avvertire, piangi, altrimenti continuiamo a dormire”. Mangia tutto, anche le verdure. Non ho motivi per sgridarla. Sono l’ombra di mio padre, l’ho molto amato e rispettato: non mi ha mai messo in punizione. Mai uno schiaffo, non gliene davo occasione.Mancherò  di autorevolezza,però non me ne preoccupo. Mi auguro che Stella possa trovare in me l’amore che io ho trovato in lui».

Hanno suonato con i Metallica in un piccolo club fino all'alba e ha composto per Mina. «“Vienimi a trovare”. Non sono mai andato. Succederà. Mi è bastata la sua telefonata, dopo una serata a Torino dedicata a lei. Cantai Un anno d’amore e Bugiardo e incosciente. Fra il pubblico c’era la figlia Benedetta e le fece sentire al telefonino tutta la mia esibizione. Alle 3 e mezza del mattino squilla il telefono. Benedetta: “Ti passo una persona”. Io: “Non farmi scherzi”. Poi arrivò la sua voce: “Incredibile, spacchi la nota”. Aveva ascoltato Bugiardo e incosciente in tutte le salse e non le era mai piaciuta. A un certo punto mifa in romanesco:“Buttame du’ scarti”. Ma ovviamente a Mina non si danno gli scarti. Per lei ho composto Brucio di te e E così sia». Ora sto scrivendo per Patty Pravo...

 

 

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Il Messaggero