Francesco Guccini: «Sto sempre con i perdenti. La fiamma tricolore non mi piace...»

“Canzoni da intorto” è il suo nuovo disco in uscita venerdì 18 novembre

Francesco Guccini: «Sto sempre con i perdenti. La fiamma tricolore non mi piace...»
Francesco Guccini non è mai cambiato. Resta dalla parte dei perdenti. Di quella sinistra che oggi però non lo rappresenta. L’unica cosa che non fa più...

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Francesco Guccini non è mai cambiato. Resta dalla parte dei perdenti. Di quella sinistra che oggi però non lo rappresenta. L’unica cosa che non fa più è scrivere canzoni. «La voglia di scriverle ci sarebbe anche ma non ne sono più capace. E quindi ho deciso di smettere per non dovere arrampicarmi sugli specchi». A dieci anni di distanza dall’ultimo album in studio “L’ultima Thule”, “Canzoni da intorto” è il suo nuovo disco in uscita venerdì 18 novembre. Un disco solo in formato fisico «perché io sono un uomo all’antica. Lo streaming? Che cos’è lo streaming? Non so cosa sia». Un progetto genuino composto da undici brani appartenenti alla cultura popolare, con arrangiamenti dal richiamo balcanico e folk.

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Come ha scelto le canzoni il Maestro? «Ho scelto le canzoni che ho cantato con gli amici, per i famigliari. L’intorno nasce dal fatto che sono canzoni che nessuno conosceva, marginali ma che hanno una storia dietro, per questo possono colpire e ‘intortare’. Nel disco ci sono tante lingue e dialetti, ma non li ho studiati, le canzoni le ho ho semplicemente cantate durante la mia vita e le ho fatte mie nel tempo».

Sono canzoni di lavoro, politiche, di protesta. Ma oltre che la cultura popolare, c’è un altro filo rosso a legarle. «A scuola, quando studiavamo l’Iliade, c’era chi nella mia classe stava con i greci, io sono sempre stato dalla parte dei troiani. I perdenti. E ancora oggi sto con loro. Nei miei pezzi si capisce da che parte sto. E perché non si dovrebbe capire? Non ho mai nascosto le mie idee. E nonostante mi abbiano spesso etichettato come ‘comunista’, non lo sono mai stato. Mi sento più anarchico, anche se nel 2022 definirsi così è abbastanza difficile se non impossibile».

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Poi c’è la politica di oggi, c’è la Fiamma nel simbolo di Fratelli d’Italia che non si è mai spenta. E a lui questo non piace: «Non l’hanno tolta, ma si sono detti contro i totalitarismi. Intanto è uscita una circolare del ministero dell’Istruzione che non parla di tutti, ma solo del comunismo staliniano. Ma come ha spiegato lo storico Alessandro Barbero, sono imparagonabili nazismo e stalinismo. Perché, nonostante tutto, nel comunismo c’era una ragione di speranza che nel nazismo, e nel fascismo, non c’era. E a me che abbiano ancora la Fiamma non piace».

Ma lui, per l’appunto, è un perdente. «Agli italiani sembra piacere. Come diceva mia nonna: ‘bisogna avere pazienza, non poca ma tanta’. Ma certo, quella fiamma che arde sulla tomba di Mussolini non mi riempie il cuore di gioia. I carri armati americani furono la speranza di libertà e democrazia, poi entrate nella Costituzione del ‘48, speriamo che non siano più necessari carri armati, ma soltanto la forza delle idee per andare avanti in maniera civile».

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Il Messaggero