Enzo Iacchetti: «Senza Maurizio Costanzo avrei fatto il tabaccaio. La prima volta al Parioli pensavo avrei fatto una puntata, ne ho fatte 187»

Il conduttore: "In quattro giorni la mia vita è cambiata: mi fermavano per strada, mi riconoscevano"

E' stato uno dei tanti personaggi scoperti da Maurizio Costanzo. E ieri sera era lì, tra gli invitati alla serata evento in commemorazione del giornalista, andata in...

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E' stato uno dei tanti personaggi scoperti da Maurizio Costanzo. E ieri sera era lì, tra gli invitati alla serata evento in commemorazione del giornalista, andata in onda su Canale 5 proprio dal teatro Parioli. Enzo Iacchetti non poteva mancare. «Mi sembrava assurdo non trovare Maurizio: per me doveva essere lì, mi aspettavo di vederlo. Sono arrivato nel punto in cui di solito ci incontrava, dove c'era il suo studio. Ma non sono voluto entrare, non ce l'ho fatta», dice al Corriere della Sera.

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L'ultima chance

«Costanzo mi ha salvato la vita. Professionalmente - racconta Iacchetti - Il Maurizio Costanzo Show era la mia ultima chance: avevo 39 anni, un figlio di tre e avevo già fatto tutti i provini del mondo. Anche a quello per il Costanzo show mi scartarono... non c'era lui. Così, per rabbia, abbandonai lì i miei testi, il mio materiale. Dopo un mese mi richiamarono. Mi ero già messo in testa di aprire un bar tabacchi sul lago Maggiore, magari con un palchetto su cui, chi voleva, avrebbe potuto esibirsi. Quando arrivò la chiamata spiegai che ero già stato a Roma e che mi avevano già scartato ma la caporedattrice dello show disse che aveva letto quello che avevo spedito, non sapeva che in realtà l'avevo abbandonato  e che mi faceva fare una puntata: se a Costanzo fossi piaciuto avrebbe fatto un cenno con un dito in trasmissione e sarei tornato. Aveva inventato il like».

Le 187 puntate

«Avevo molta soggezione - ricorda - ma lui sul palco aveva succhiato tutto quello che avevo preparato. Poi mi aveva raggiunto in camerino dicendomi di chiudermi in albergo e produrre quanto più materiale possibile: verrai tre volte a settimana. In quattro giorni la mia vita è cambiata: mi fermavano per strada, mi riconoscevano. Pensavo di fare una puntata, ne ho fatte 187. Lo amavo e gli chiedevo consiglio per tutto. "Questo lavoro lo devo accettare?". E lui (imitando la sua voce): "Sì ma chiedigli un tacco di toldi...". Sapeva la gavetta che avevo fatto...».

 

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Il Messaggero