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Dopo una battaglia serrata con il candidato unico dell'opposizione Kemal Kılıçdaroğlu, a spuntarla è stato di nuovo lui: Recep Tayyp Erdogan. Il leader dell'AKP (Partito di Giustizia e Sviluppo), in carica dal 2014, è arrivato alla terza vittoria di fila alle elezioni presidenziali della Turchia, in quello che gli analisti hanno definito "il voto più importante della storia post-ottomana" nel Paese.
Erdogan: «Neutralizzato in Siria il capo dell'Isis al-Quraishi». Il blitz dei servizi segreti turchi
«Questa canzone non finisce qui»
Quando il 26 marzo 1999 fu portato in carcere, Recep Tayyip Erdogan pubblicò un album musicale di poesie recitate con una profezia nel titolo che si sarebbe rivelata corretta: «Questa canzone non finisce qui». A tre anni dalla prigionia durata 4 mesi in seguito alla condanna per «incitamento all'odio» ricevuta mentre era sindaco di Istanbul, il suo partito conservatore Akp vinceva per la prima volta le elezioni e nel 2003 Erdogan diventava premier alla guida del primo governo monocolore islamista della storia della Repubblica laica di Turchia, fondata 80 anni prima da Mustafa Kemal Ataturk.
La presidenza
Erdogan è rimasto in sella per un periodo più lungo dei 15 anni di Ataturk, rispetto al quale è stato dipinto come l'antitesi.
La svolta
Il terrorismo, sia rivendicato dall'Isis che da gruppi curdi, colpì duramente il Paese e in un anno e mezzo morirono centinaia di persone, più delle vittime in Italia nell'intero periodo degli anni di piombo. Il tentato golpe del 15 luglio 2016, secondo Ankara organizzato dal predicatore islamico turco residente negli Usa Fethullah Gulen che per anni era stato un alleato di Erdogan, fu sventato grazie all'iniziativa del Sultano che invitò i cittadini a scendere in strada per opporsi ai militari. Riuscì a restare al potere.
Nonostante la crisi economica, Erdogan è riuscito a mantenere un rapporto con l'Europa grazie anche alla decisione di tenere in Turchia quasi 4 milioni di rifugiati siriani in cambio di fondi Ue. Mentre con l'inizio del conflitto in Ucraina ha ottenuto l'apprezzamento del mondo occidentale per il ruolo di mediatore - come il ruolo giocato nell'accordo sul grano - che si è ritagliato con il presidente russo Vladimir Putin, con cui negli anni ha saputo costruire tra alti e bassi un rapporto proficuo.
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