Claudio Amendola e i tatuaggi: «Il corpo è una tela i miei me li tengo tutti»

L'attore: «Non potrei mai togliere Agostino Di Bartolomei o il Colosseo»

Claudio Amendola e i tatuaggi: «Il corpo è una tela i miei me li tengo tutti»
«Con i tatuaggi ho sempre avuto uno splendido rapporto. Ne ho tantissimi. Concepisco il corpo come una tela per raccontarsi», dice Claudio Amendola, 60 anni. ...

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«Con i tatuaggi ho sempre avuto uno splendido rapporto. Ne ho tantissimi. Concepisco il corpo come una tela per raccontarsi», dice Claudio Amendola, 60 anni.

Cos'ha sulla gamba?
«Il grande Agostino Di Bartolomei, icona senza tempo dell'universo giallorosso: è il segno sul mio corpo della mia fede romanista. E sa invece cos'ho sul polpaccio sinistro? Il volto di De André, tra i miei artisti preferiti. Ho nel cuore i versi delle sue canzoni, tutte. Mi sono quasi sempre segnato addosso le cose che mi appartengono».

 

 

Il tatuaggio più importante?
«Quello che ritrae il Colosseo, sul bicipite. Credo di essere stato uno dei primi, a Roma: oggi va di moda. Me lo sono fatto incidere in tre tappe. Prima il monumento, poi il gladiatore, infine la scritta Spqr. È maestoso».

E sull'altro braccio, invece, cos'ha?
«Il triangolo della copertina dell'album The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd: quel disco mi cambiò la vita».

 

 

Il primo tatuaggio a che età?
«A 16 anni: un cerchio con la "A", il simbolo dell'anarchia. Ero giovane e ribelle. Ho dovuto coprirlo quando a 19 anni ho cominciato a fare l'attore, esordendo con il ruolo del pugile ebreo Davide Sonnino nella serie tv Storia d'amore e d'amicizia nel 1982. Oggi al suo posto c'è un delfino».

Si è pentito di quel tatuaggio?
«No. Così come non mi sono pentito di nessun altro disegno inciso sul mio corpo».
 

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Il Messaggero