Berrettini, Verdone: «Grazie Matteo, orgoglio e riscatto di Roma. Ha reso giustizia alla reputazione della Capitale»

Berrettini, Verdone: «Grazie Matteo, orgoglio e riscatto di Roma. Ha reso giustizia alla reputazione della Capitale»
Alla fine Matteo Berrettini, classe 1996, romano del Nuovo Salario, ha dovuto cedere al ”cannibale” Nolan Djokovic. Ma l’amico e fan Carlo Verdone, che ha...

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Alla fine Matteo Berrettini, classe 1996, romano del Nuovo Salario, ha dovuto cedere al ”cannibale” Nolan Djokovic. Ma l’amico e fan Carlo Verdone, che ha seguito il match trepidante dalla sua casa, parla comunque di vittoria.

 

Djokovic-Berrettini, statistiche finali: 16 ace per Berrettini, ma il serbo ci mette la corsa (e non solo)

 

Perché?
«Con Matteo si è affermato il talento sportivo fatto di impegno, sacrificio, attaccamento al tennis. E Roma stessa ha trovato un motivo di orgoglio, una speranza, diciamo pure un riscatto».

 

In che senso?
«La nostra città, da troppo tempo mortificata da disagi, disservizi, inefficienze di ogni tipo, dev’essere fiera dell’affermazione di Berrettini che ha portato l’Italia in finale nel tempio mondiale del tennis. E non solo per questo motivo».

 

Per cos’altro?
«Con il suo impegno costante, Matteo ha reso giustizia alla reputazione della Capitale. Accusano noi romani di essere indolenti, lui è invece l’incarnazione dell’impegno più rigoroso. E grazie a lui, il tennis sta conoscendo in città un grande rilancio».

 

E come si esprime?
«Attraverso la moltiplicazione delle strutture di alto livello, proprio quelle in cui Matteo si è formato. Stanno nascendo nuovi circoli del tennis, uno sport che diventa sempre più popolare. Soprattutto tra i giovani che non vanno più pazzi soltanto per il calcio. Ed è un bene: si tratta di una disciplina nobile, elegante».

 

 

Da quando conosce Berrettini?
«Da un paio d’anni. Essendo un mio fan, volle conoscermi e io lo raggiunsi al Circolo Aniene. Da allora ho seguito i suoi allenamenti e la sua magnifica crescita sportiva. Ci scambiamo spesso messaggi. Quand’è impegnato in un torneo io però cerco di non disturbarlo. Lui mi racconta che nelle pause degli allenamenti vede i miei film».

 

Anche lei gioca a tennis?


«L’ho fatto negli anni Ottanta e una volta a Forte dei Marmi riuscii a battere perfino Sergio Brio, il calciatore della Juve. Poi sono arrivati i problemi alla colonna vertebrale, l’ernia del disco e ho dovuto smettere. Ma ho continuato a seguire questo sport. Che ora, grazie ai successi dell’amico Berrettini, mi appassiona ancora di più. Grazie Matteo, a nome di tutti gli italiani. E dei romani».

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Il Messaggero