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«Ecco il paese. Ecco il piccolo mondo di un mondo piccolo piantato in qualche parte dell'Italia del Nord». È descritto così il luogo in cui Guareschi ha ambientato le storie di Don Camillo e Peppone, in uno dei tanti film ad esse ispirati. A fare da set, Brescello. E ora il comune, in provincia di Reggio Emilia, piange il suo "Peppone". Quello vero, o quasi. A centodue anni, infatti, due giorni fa, si è spento Afro Bettati, che fu sindaco del paese dal 1951 al 1970. E, come ha ricordato in un post l'attuale sindaca Elena Benassi, «in particolare durante tutta la fase delle riprese dei celebri film tratti dai racconti di Giovannino Guareschi fu protagonista e regista dell'accoglienza della troupe della Cineriz con le sue decine di lavoratori, fra cast e personale di ripresa».
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ANNI CINQUANTA
Classe 1920, Bettati fu militare a Zara e poi, a causa del suo impegno nel Partito socialista, fu deportato in un lager nazista. A guerra finita, nel 1946, lavorò in Algeria, nei dintorni di Orano, raggiungendo uno zio. Poi tornò a Brescello e iniziò la carriera politica.
MUSEO
Il 16 aprile 1989, grazie a un gruppo di appassionati volontari, vi fu inaugurato il museo "Peppone e Don Camillo", con un patrimonio di locandine dei film, foto in bianco e nero, oggetti dai set, veri e propri cimeli come la moto di Peppone, l'abito talare di Don Camillo e molto ancora. E, ovviamente, memorie. Come quelle di Afro Bettati, che, negli anni più volte e in differenti occasioni, ha ricordato pubblicamente i giorni di riprese, le piccole "battaglie", la grande meraviglia del paese. «La memoria, fino alla fine - rimarca Elena Benassi - ancora gli consentiva di ritornare a quegli anni in cui le troupes cinematografiche cambiarono per sempre la storia di Brescello». Un'epoca d'oro, che lui stesso aveva contribuito a creare.
Valeria Arnaldi
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Il Messaggero