«Buongiorno, come va?», esordisce Zoe Saldana in italiano. È una sorpresa fino a un certo punto: nel 2013 l’attrice lanciata da Avatar ha sposato l’artista italiano Marco...
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Zoe, cosa l’ha spinta a interpretare il film? «La sceneggiatura, che mi ha letteralmente folgorata, tanto più che racconta la storia personale della regista. Il mio personaggio è una donna forte che lotta anche per il marito, indifeso come un bambino a causa della malattia, e per garantire un futuro migliore alle sue figlie. Ci sono i temi ai quali sono più sensibile».
Quali? «La differenza di classe: il marito è ricco e aristocratico, lei viene dal basso. Lui è bianco, lei nera: so bene quante discriminazioni comporti il colore della pelle. Il film parla poi della forza delle donne, e della necessità di fare ogni sforzo per offrire il massimo ai propri figli».
Per prepararsi ha incontrato delle persone bipolari? «Sì, ne conosco diverse: la sindrome colpisce molto più di quanto pensiamo e si nasconde dietro tanti comportamenti che ci sembrano strani. Ma sul set ho soprattutto parlato con la regista, ininterrottamente. La parte più difficile del mio lavoro è stato non piangere nelle scene più tenere e commoventi. Sono tante».
Il film esprime un messaggio? «Certo, ed è molto toccante. Anche in una famiglia anticonvenzionale, apparentemente bislacca, ci può essere tanto amore. E le persone imperfette, mentalmente danneggiate, hanno dentro di sé una miniera di sentimenti».
Come sceglie i ruoli? «Adoro le sfide e ho sempre bisogno di mettermi alla prova con i film e i personaggi più difficili. Soprattutto quelli che, a prima vista, rischiano di spaventarmi».
Come la cantante Nina Simone? «Beh, lei è una donna fuori dal comune. Talento, tenacia, voce, carattere, carisma: Nina è tutto questo e a un certo punto ha rischiato di sopraffarmi, ho perfino pensato che non fossi adatta fisicamente a interpretarla. Ma poi ci sono riuscita, facendo appello alla massima intensità».
Ha esitato prima di interpretare i sequel di Avatar, che verranno girati tutti insieme? «No, perché? Sono affezionatissima al film di Jim Cameron e al ruolo dell’umanoide Neytiri che mi ha aperto tutte le porte. Avatar non è soltanto una serie di fantascienza, è un universo che contiene dei messaggi profondi».
Condivide l’appello per la parità di genere lanciato da Patricia Arquette all’Oscar? «Totalmente. Patricia è stata coraggiosa e consapevole della risonanza che le sue parole avrebbero avuto nel mondo intero. Ora tocca a noi. Dobbiamo lottare per ottenere la parità: non arriverà senza la nostra mobilitazione».
Cosa sogna? «Di avere altri figli, essere una brava moglie e che la mia famiglia viva per sempre. È troppo?». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero