Una famiglia per i cani randagi o abbandonati: via alla convenzione

Una famiglia per i cani randagi o abbandonati: via alla convenzione
MONTE SAN BIAGIORegalare una famiglia, e dunque un futuro diverso, ai cani randagi o che vengono abbandonati nel territorio comunale, in media almeno quaranta all'anno. Una...

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MONTE SAN BIAGIO
Regalare una famiglia, e dunque un futuro diverso, ai cani randagi o che vengono abbandonati nel territorio comunale, in media almeno quaranta all'anno. Una mission salvifica che ha portato il Comune di Monte San Biagio a formalizzare un accordo con i volontari dell'associazione Alfa. La convenzione tra l'amministrazione del sindaco Federico Carnevale e il sodalizio animalista con base a Roma è stata firmata nei giorni scorsi dal comandante della polizia locale Emilio Boscaro, alla presenza dell'assessore Carmine Masiello, che ne ha fattivamente proposto l'attivazione. Il patto siglato tra i vertici municipali e l'Alfa è diretto in particolare alla promozione di una nuova campagna di adozione, in modo da limitare per quanto possibile la permanenza presso il canile convenzionato - La Mimosa di Fondi - degli esemplari di volta in volta recuperati dai cittadini e dalle autorità. Un gesto di grande sensibilità, ma allo stesso tempo un'esigenza. Che diviene davvero stringente soprattutto in determinati periodi, in primis la stagione estiva, durante cui si registra puntuale l'incremento dei fenomeni di abbandono. Una vera e propria piaga anche in una realtà territoriale circoscritta come quella monticellana. «Lo scopo primario dell'amministrazione è la promozione continua dell'adozione consapevole dei cani, al fine di affidarli nel minor tempo possibile alle cure di una famiglia opportunamente selezionata ed assistita dai volontari», illustra il comandante Boscaro. «Invitiamo comunque la cittadinanza a concorrere a questo obiettivo, affinché si affermi ulteriormente l'abitudine di ricercare presso il canile il proprio amico a quattro zampe, limitandone fortemente la permanenza in una dimensione che non sia quella familiare».

M.Mac.
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Il Messaggero