Le dittature vivono di scenografia. In Corea del Nord, con la clamorosa parata militare di due giorni fa voluta dal leader e “figlio padrone” Kim Jong-un, la scenografia ha...
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Defenestrato il Faraone Mubarak che deteneva un potere apparentemente senza limiti in Egitto. Costretto alla fuga il tunisino Ben Ali. Ridotto a controllare poco più del circondario della capitale Damasco e i paesini d’origine il siriano Assad.
A Mubarak è subentrato però non un governo democratico ma un generale, Al Sisi, che ha messo fine alla fallimentare esperienza integralista dei Fratelli Musulmani. In Libia regna il caos. La Tunisia lotta per mantenere la propria autonomia laica.
LA LONGEVITÀ Nel resto del mondo, i dittatori continuano a governare in decine di Paesi, più o meno un quarto del totale secondo i calcoli di Freedom House, think tank specializzato in analisi del Dna democratico. Alcune “guide” o capi o boss o rais o generalissimi non hanno la stessa tragica fama di Gheddafi o dell’iracheno Saddam Hussein. Ma non per questo i loro regimi sono meno duri o meno longevi. Basti pensare a Robert Mugabe, padrone dello Zimbabwe, in sella dal 1980, messo all’indice da Amnesty International per aver fatto torturare o uccidere in un solo anno, il 2002, 70mila persone. Espulso dal Commonwealth e bollato come “persona non grata” da Unione Europea e Stati Uniti, ha però un lasciapassare che gli consente di partecipare in Europa a eventi come i vertici della Fao (è stato a Roma nel 2008).
E ha partecipato addirittura alla cerimonia di beatificazione di Giovanni Paolo II, ospite non dell’Italia ma del Vaticano. Altro dittatore africano il presidente del Sudan, il “carnefice” del Darfur Omar Hasan al-Bashir, protagonista di una guerra civile da oltre 2 milioni di morti e primatista come capo di Stato condannato dalla Corte penale internazionale. Nel “suo” Sudan vige la legge coranica, la Sharia. Gli oppositori lo accusano di essere arrivato a “progettare la carestia” nelle aree del Paese non sotto il suo controllo. Al-Bashir è riuscito anche a tradire i terroristi ai quali aveva dato asilo, da Bin Laden a Carlos.
Emblematico, seppure di dimensioni più contenute, il caso di Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, dal ’79 al potere nella Guinea Equatoriale, un piccolo Paese nel quale però sono stati scoperti giacimenti di petrolio e i petrodollari finiscono direttamente sul conto del dittatore che si giustifica dicendo che in questo modo può vigilare sulla corruzione. Dall’Eritrea arrivano in Europa attraverso la Libia flussi ininterrotti di giovani profughi costretti ad arruolarsi ancora minorenni nel partito-esercito del dittatore Afewerki. Se da Sud l’Europa è “assediata” dalle dittature africane, a Est dominano figure che hanno preso le redini di piccoli o grandi Stati ex sovietici. Oltre al bielorusso Lukashenko, al potere da 21 anni come capo del nuovo Stato emerso dalle macerie dell’Urss, ecco la Repubblica del Turkmenistan dove i tre poteri (legislativo, esecutivo e giudiziario) sono accentrati nelle mani del presidente, Gurbanguly Berdimuhammedow, l’erede di Nyazov, e dove i nomi della famiglia presidenziale risultano addirittura nel calendario.
L’ECONOMIA La proroga del mandato presidenziale è un altro classico dei regimi.
Il Messaggero