Turchia, anche 3 mila magistrati imprigionati: decimati gli alti gradi dell’Aeronautica

Turchia, anche 3 mila magistrati imprigionati: decimati gli alti gradi dell’Aeronautica
In Turchia il day after il golpe fallito, l’unico nella storia del Paese, diventa il giorno delle purghe, durante il quale il governo cerca di fare piazza pulita di tutti i...

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In Turchia il day after il golpe fallito, l’unico nella storia del Paese, diventa il giorno delle purghe, durante il quale il governo cerca di fare piazza pulita di tutti i traditori.


I GENERALI
I primi a finire nel mirino di questa nuova ondata di giustizia sommaria sono i militari, con il premier Binali Yuldrium che pur ricordando che nella Costituzione del Paese non è prevista la pena di morte, ha avvertito che il governo non solo considererà modifiche dell’ordinamento per evitare che simili tentativi di colpo di stato si ripetano, ma chiederà che questa possa essere utilizzata per punire i golpisti. Alle centinaia di giovani leve senza molta esperienza finite in manette già sabato, si sono aggiunti altri 1700 soldati e oltre una cinquantina di generali. Tra loro i comandanti della seconda e della terza armata, Adem Huduti e Erdal Öztürk. Fra gli arrestati ci sono anche l’ex comandante dell’aviazione Akin Öztürk e otto generali: Irfan Can, İmdat Bahri Biber, Fethi Alpay, Haluk Sahar, Mehmet Özlü, Ahmet Biçer, Şaban Umut e Serdar Gülbaş. Sono ritenuti le menti e i registi del golpe, visto che le forze aeree hanno giocato un ruolo chiave nel tentativo di rovesciare il presidente Racep Tayyp Erdogan, iniziando le operazioni e coordinando i voli intimidatori degli F 16 che venerdì notte hanno minacciato il Parlamento. Il tutto senza coordinarsi con gli alti gradi dell’esercito, il Mit - il servizio segreto turco- e il Jitem, i reparti speciali della Difesa.
 
LA COALIZIONE
La vendetta contro l’aviazione ha colpito anche le principali basi militari, in primis quella di Incirlik, da dove partono gli aerei statunitensi, anche gli A 10 usati dalla coalizione araba a guida americana per colpire le postazioni siriane dell’autoproclamatosi Stato islamico. Il governo sospetta che la base aerea, le cui operazioni sono state sospese sabato, sia stata utilizzata per rifornire un caccia dirottato dai golpisti la notte di venerdì e a tale proposito ha deciso di interrogare il comandante della base Bekir Ercan Van.

Ieri però, le operazioni di purga del governo di Ankara sono andate a fare incetta soprattutto all’interno della magistratura, altra istituzione da tempo invisa a quanti stanno ai vertici del Paese. Ad annunciarlo è stato lo stesso ministro della Giustizia turco Bekir Bozdag che ha parlato di circa seimila giudici finiti in manette. «Al momento la pulizia continua», ha dichiarato all’agenzia di Stato turca Anadolu Bozdag, senza fornire aggiuntivi dettagli sulle persone che sono state arrestate, ma annunciando che ad altrettante potrebbe toccare la stessa sorte. Già ieri, il Consiglio supremo dei giudici e procuratori turchi (Hsyk) ha ordinato l’arresto dei 2.750 magistrati che erano già stati rimossi dai loro incarichi e presi in consegna dalle forze di sicurezza di Ankara perché ritenuti fedeli a Fethullah Gulen, l’imam e magnate residente in Pennsylvania e accusato da Ankara di essere lo stratega del fallito golpe. Non è ancora chiaro però se questo provvedimento sia incluso tra i circa 6 mila arresti confermati ieri dal ministro Bozdag. Lista alla mano, quello che è sicuro è che tra loro ci sono tutti i 130 membri di diritto della Corte Costituzionale, oltre al giudice Alparslan Altan, il vice presidente di questa istituzione. «Questo è un modo brutale di spianare la strada a quelle riforme con le quali da tempo Erdogan cerca, invano, di affidare poteri esecutivi al presidente» ha detto al quotidiano locale Hurryet una fonte anonima che paragona il modello in mente da Erdogan a quello russo di Vladimir Putin.

PRIMO BILANCIO

Il bilancio degli arresti tracciato ieri da Bozdag è stato il primo dopo il fallito golpe, ma probabilmente non l’ultimo. Durante i funerali di alcune vittime del colpo di stato, Erdogan ha più volte parlato della presenza di un cancro da estirpare. I golpisti «non hanno nessun posto dove andare» ha detto il presidente, esortando i suoi fedeli a continuare a occupare strade e piazze nei prossimi giorni per fare tornare il Paese nella normalità e mostrare sostegno al govern. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero