Tumore curato con la curcuma, moglie sotto accusa per omicidio

Tumore curato con la curcuma, moglie sotto accusa per omicidio
Aveva un tumore ai polmoni ma la moglie lo ha curato prima con curcuma, semi di lino, melatonina e altre sostanze di erboristeria poi con oppiacei e cannabinoidi. E' quanto...

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Aveva un tumore ai polmoni ma la moglie lo ha curato prima con curcuma, semi di lino, melatonina e altre sostanze di erboristeria poi con oppiacei e cannabinoidi. E' quanto hanno spiegato ieri alla Corte di assise di Latina presieduta da Gian Luca Soana i quattro consulenti medici - due della Procura e due delle parti civili nel processo a carico di Gabriela Blazewicz, 61enne di origini polacche chiamata a rispondere di omicidio con dolo eventuale e maltrattamenti nei confronti del marito, il 60enne Bruno Vaccarini, deceduto a marzo 2019 proprio perché l'imputata avrebbe omesso di effettuare i necessari accertamenti sulla malattia e di conseguenza indicare una cura che avrebbe quanto meno allungato la vita dell'uomo.

Secondo l'accusa, rappresentata in aula dal Procuratore della Repubblica Giuseppe De Falco la donna, assistita dall'avvocato Francesco Pietricola, avrebbe intenzionalmente provocato la morte del coniuge con il quale viveva a Terracina non facendolo curare adeguatamente tanto che ad accorgersi della gravità delle sue condizioni erano stati i tre figli di lui quando ormai però era troppo tardi. Ieri in aula il medico legale Maria Cristina Setacci e il medico oncologo Francesca Calabretta hanno ricostruito i vari passaggi della vicenda da quando al 60enne venne riscontrata una massa tumorale al torace e al polmone destro senza che però da marzo a ottobre 2018 non c'è però nessun documento che attesti attività diagnostica medica. Lei si sarebbe rivolta a un professore di Perugia il quale lo avrebbe curato con farmaci di erboristeria e sostanze non riconosciute come adeguate per la cura di un tumore con la conseguenza che la massa era aumentata fino a quando a gennaio 2019 Vaccarini non venne ricoverato presso l'Istituto Tumori Regina Elena di Roma dove poi era morto a marzo per le numerose metastasi che si erano sviluppate. In sostanza i medici, in particolare l'oncologo consulente della Procura, hanno sottolineato che se il paziente fosse stato sottoposto alle giuste terapie, avrebbe avuto la possibilità di vivere più a lungo: nel 60% dei casi infatti tale arco temporale arriva anche a 5 anni.

I figli della vittima si sono costituiti parte civile con gli avvocati Fabio Belardi, Luigia Lacerenza e Serena Zompetta. Il processo è stato aggiornato al 9 gennaio prossimo.
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Il Messaggero