Terrorismo, occhi sui nuovi arrivi

Terrorismo, occhi sui nuovi arrivi
SICUREZZA La parola d'ordine è prevenzione. Che significa un innalzamento delle misure di controllo. Che significa a sua volta un monitoraggio ancora più costante e attento dei...

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SICUREZZA
La parola d'ordine è prevenzione. Che significa un innalzamento delle misure di controllo. Che significa a sua volta un monitoraggio ancora più costante e attento dei flussi e delle presenze, in special modo quelle di recente arrivo o di transito. La drammatica situazione in Afghanistan ripropone un'inevitabile allerta legata al terrorismo di matrice jihadista, e anche a Perugia la soglia di attenzione si è inevitabilmente alzata.

Gli investigatori della Digos, diretti dal vice questore Gianfranco Leva, stanno così monitorando i movimenti su questo versante per, eventualmente, individuare per tempo nuovi fenomeni di propaganda dell'Islam radicale.
NUOVE PRESENZE
E CIRCUITI NON UFFICIALI
La convinzione degli investigatori della questura è che questa eventualità vada verificata lontano dai circuiti ufficiali della religione islamica: le moschee, chi le dirige e chi le frequenta infatti vengono considerate realtà al momento lontane da certi messaggi di guerra all'Occidente, dal momento che si tratta di comunità presenti da molto tempo e ormai integrate nel tessuto cittadino e anche della provincia.
L'occhio degli investigatori, secondo quanto si apprende, si rivolge invece a nuove presenze e arrivi in città. Sempre in ottica prevenzione, infatti, quella viene considerata la dimensione potenzialmente a rischio dal momento che proprio in situazioni di clandestinità potrebbe nascondersi chi ha intenzione di fare propaganda al terrorismo di matrice jihadista.
Un concetto, quello di clandestinità, che non riguarda soltanto le persone fisiche ma anche possibili luoghi di incontro che rifuggono quelli ufficiali non solo per il differente messaggio che viene proposto ai fedeli ma anche per il contatto e l'interscambio continuo con le forze dell'ordine: vere e proprie moschee abusive nei cui confronti già da qualche anno gli investigatori sono al lavoro dal momento anche che, specie nelle zone più calde della città, spesso la propagazione di un messaggio radicale si accompagna allo spaccio di droga.

Prevenzione, insomma, ricordando anche come quello del terrorismo è un fenomeno da monitorare anche e soprattutto a livello di web e social network: su questo versante diventa imprescindibile anche il lavoro degli investigatori della polizia postale, diretti da Michela Sambuchi, che ogni giorno monitorano decine di pagine web e social proprio alla ricerca di messaggi di propaganda al terrorismo. Anche perché gli espulsi e le operazioni anti terrorismo in questi anni (che hanno visto coinvolti anche imam) raccontano come Perugia possa essere un crocevia importante per la diffusione del messaggio dell'islam radicale.
Michele Milletti
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Il Messaggero