Dirigenti Pa, gli aumenti commisurati ai risultati

Dirigenti Pa, gli aumenti commisurati ai risultati
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ROMA Rimasto fino ad oggi un po’ in ombra, anche il contratto dei dirigenti pubblici si avvia verso il rinnovo. La ministra della Funzione pubblica, Marianna Madia, ha firmato l’atto di indirizzo, il documento che dà la possibilità all’Aran, l’Agenzia che tratta per lo Stato il rinnovo con i sindacati, ad avviare il tavolo di confronto. Come tutti gli altri dipendenti pubblici, anche i dirigenti hanno il loro contratto bloccato da ormai quasi nove anni. Per i 156 mila “manager” pubblici, l’aumento sarà del 3,48% della retribuzione. Si partirà da un incremento lordo mensile di 120 euro e poi a salire a seconda dello stipendio. Ma la novità è un’altra. L’atto di indirizzo recepisce la riforma della Pubblica amministrazione che collega il trattamento accessorio, che nel caso dei dirigenti costituisce una parte consistente della busta paga a fine mese, ai risultati raggiunti. Almeno il 30 per cento del totale di questa voce potrà essere erogato solo se saranno stati centrati tutti gli obiettivi assegnati. la torta in cui viene ripartita la busta paga cambia, con le parti fisse che vanno a finire nello stipendio tabellare. 


LO SPOSTAMENTO

Uno spostamento che serve a fare chiarezza sulla quota fissa che viene percepita mensilmente e quella che invece attiene alla performance. La modifica comporterà anche una revisione dei fondi. Nell’atto c’è anche un passaggio sulle relazioni sindacali, con l’avviso di evitare possibili intrecci. La direttiva consiglia di riprendere anche alcune delle novità già introdotte per i dipendenti non graduati: dal codice disciplinare al welfare, passando per i permessi ad ore e i congedi matrimoniali per le unioni civili. Tutto il resto dipenderà dagli esiti della trattativa tra i sindacati e l’Aran, l’Agenzia che tratta per il governo. Si aspetta quindi la convocazione del tavolo che per ora è rivolto ai dirigenti dello Stato (6.800). Seguiranno quelli per medici, presidi e dirigenti locali. Un passaggio dell’atto di indirizzo è riservato agli interpelli (i bandi per la dirigenza). Si raccomanda la più ampia pubblicizzazione delle selezioni, in modo che non ci siano concorsi nell’ombra, conosciuti solo a pochi ben informati. Chiarezza si chiede anche per quel che riguarda il conferimento degli incarichi. A proposito si suggerisce di guardare alla valutazione. E per chi l’incarico non ce l’ha dovrebbe arrivare una sorta di “statuto”, di regolamentazione, in modo che non si ritrovi senza far nulla e con uno stipendio tagliato. Insomma, compiti ma anche tutele. Il tutto da leggere in combinato disposto con l’esortazione a non pescare troppi dirigenti al di fuori del perimetro pubblico. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero