Sordi, ultima battaglia per l'eredità contesa «Lascerà tutto a Roma»

Sordi, ultima battaglia per l'eredità contesa «Lascerà tutto a Roma»
IL CASOROMA Il testamento di Aurelia Sordi sarà aperto con molta probabilità venerdì, cioè dopo che il notaio Alfredo Maria Becchetti avrà ricevuto il certificato di morte...

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IL CASO
ROMA Il testamento di Aurelia Sordi sarà aperto con molta probabilità venerdì, cioè dopo che il notaio Alfredo Maria Becchetti avrà ricevuto il certificato di morte della Signorina. Quindi, la procedura formale avverrà quasi tutta all'interno dello studio notarile: visto che non ci sono parenti legittimati a partecipare in via diretta, il testamento sarà prelevato dalla cassaforte in cui è custodito, aperto e quindi consegnato al tribunale civile di Roma. Da quel momento in poi sarà a tutti gli effetti pubblico.

«UN DONO ALLA CITTA'»

Solo l'apertura del documento deciderà definitivamente il destino dell'eredità di Albertone che tra la villa affacciata su Caracalla, i conti correnti e le opere d'arte raccolte nel corso della vita dovrebbe essere non di molto inferiore ai 100 milioni di euro. Gli amici di famiglia confermano l'ipotesi che Aurelia abbia voluto designare come erede universale la Fondazione Museo Alberto Sordi, costituita contestualmente alla stesura delle ultime volontà e affidata al broker che aveva seguito gli affari del fratello, Giambattista Faralli, nominato vicepresidente.
Una conferma sul destino della fondazione arriva proprio dal notaio Becchetti che spiega che la signorina Sordi avrebbe voluto affidare tutto alla città di Roma: «La sua volontà - spiega - era che a presiedere la Fondazione Museo dopo la sua morte fosse nominato il sindaco della città di Roma in carica in quel momento. Una volontà che non abbiamo potuto formalizzare visto che l'atto avrebbe dovuto essere firmato dal primo cittadino con la signorina ancora in vita, ma spero che questa sua volontà trovi compiuta realizzazione nell'immediato futuro».
PARENTI A SECCO

Al momento, il testamento decide di tutti i beni di Aurelia. I familiari che si sono fatti vivi nei mesi scorsi, rivolgendosi agli avvocati Andrea Maria Azzaro per il civile e Francesca Coppi per l'eventuale aspetto penale, non hanno alcun diritto legittimo davanti ad un testamento considerato valido. Diverso sarebbe, dice il codice civile, se non ci fosse alcuna disposizione o se quelle scritte dalla Signorina fossero considerate non valide o stese contro la sua volontà. In quel caso, gli eredi fino al sesto grado di parentela potrebbero avere diritto a partecipare alla divisione dei beni. Al momento, però, i quaranta e più che si sono riuniti finora si mostrano piuttosto prudenti: «Cinque o sei anni fa siamo stati messi alla porta», dice Roberta Lodovici, nipote del cugino di Albertone, Lelio Sordi: «Prima, mia madre periodicamente andava nella villa, poi i dipendenti della casa hanno preso a dirle che zia Aurelia non voleva vedere nessuno. Non ce la passavano nemmeno al telefono».
L'ULTIMO SALUTO

Al funerale, ieri mattina, nel Battistero della Basilica di San Giovanni, oltre agli ex sindaci Walter Veltroni, Francesco Rutelli e Gianni Alemanno c'era anche Arturo Artadi, l'autista e tutto fare della Signorina accusato di averla raggirata facendole firmare una procura a gestire tutti i beni: «Sono vittima di un'ingiustizia» ha detto piangendo.

Sara Menafra
Adelaide Pierucci
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Il Messaggero