Il dl Sicurezza taglierà i costi per l’accoglienza

ROMA Una stretta sull’accoglienza con nuove regole e tagli per i richiedenti asilo, nuove norme per accelerare la confisca dei beni ai mafiosi e una soluzione per...

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ROMA Una stretta sull’accoglienza con nuove regole e tagli per i richiedenti asilo, nuove norme per accelerare la confisca dei beni ai mafiosi e una soluzione per l’attuazione del piano straordinario di assunzioni per le forze dell’ordine, giù previsto dalla manovra di bilancio e slittato per mancanza di copertura. Il cosiddetto decreto sicurezza, che il Viminale punta a definire entro settembre, riguarda soprattutto il tema immigrazione, non comprenderà invece le modifiche della legge sulla legittima difesa, sulla quale non è ancora stata trovata un’intesa con il ministero della Giustizia, e quelle sugli sgomberi, che potrebbero essere varate in tempi ancora più stretti con una direttiva. I punti definiti riguardano una rimodulazione del sistema di accoglienza con nuove norme che consentirebbero un notevole risparmio.


I TAGLI
Uno dei punti certi del decreto riguarda l’accoglienza nel sistema sprar, ossia quello gestito dai comuni volontari con il supporto economico del Viminale. Sarà limitato soltanto a quanti abbiano già ottenuto lo status di rifugiato o la protezione internazionale e non più anche ai richiedenti asilo. Una misura che, se non inciderà sui numeri, di certo garantirà dei tagli alla spesa destinata all’integrazione. Facendo passare dalla cifra che si aggira intorno ai 35 euro, previsti attualmente per la prima e la seconda accoglienza per ciascun migrante, a circa 20 procapite. Il grande flusso di sbarchi ha spesso reso necessario il ricorso ai cas (centri di accoglienza straordinaria) per far fronte all’emergenza, ma adesso i richiedenti dovrebbero essere dirottati automaticamente in questi centri utilizzati per sopperire alla mancanza di posti. Strutture, sempre individuate dalle prefetture, in convenzione con cooperative e albergatori dove non sono previsti progetti di integrazione, come corsi di lingua, educazione civica e formazione professionale. Inoltre i richiedenti asilo non potranno più iscriversi all’anagrafe del Comune di residenza, una misura in passato già richiesta da alcuni sindaci, per evitare che la presenza di un numero maggiore di cittadini gravasse sui bilanci. Come era già stato annunciato si estende l’elenco di reati che determineranno il diniego e la revoca della protezione internazionale. E mentre sarà revocato lo status di rifugiato a quanti rientrino nei paesi d’origine, il progetto prevede di istituire in alcune prefetture sezioni delle Unità Dublino, addette a verificare a quale stato spetti prendere in carico la domanda dei profughi ed eventuali precedenti penali a carico dei migranti. Infine sarà più difficile presentare ricorsi in caso di diniego dello status di rifugiato. I migranti ai quali è stata bocciata la domanda non potranno addurre nuovi elementi per modificare l’istanza. 

MIGRANTI ECONOMICI
Il decreto prevederà anche tempi più lunghi di trattenimento dei cosiddetti migranti economici, ossia quelli che non hanno diritto allo status di rifugiato, nei Cpr (centri per il rimpatrio). Finora fissato in 90 giorni. Una questione che, negli anni, ha suscitato non poche polemiche sin dall’istituzione, in quanto i migranti, considerati “ospiti” sono di fatto detenuti. 

LE CONFISCHE

Il decreto sicurezza dovrebbe prevedere anche nuove misure per accelerare i tempi delle confische dei beni di mafia. Una misura studiata di concerto con via Arenula, attualmente il codice prevede tre gradi di giudizio per le misure decise dal Tribunale di prevenzione, che può agire a prescindere dai procedimenti penali a carico di un singolo soggetto. O possono essere disposte da una sentenza di condanna. È probabile che le nuove misure puntino ad accelerare la fase di esecuzione delle misure.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero