«L’avviso me lo hanno notificato a Passo Corese, stavo andando a Latina per un comizio, erano in imbarazzo anche loro. Ma io vado avanti, domani altra tappa, che...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LA TENSIONE
Stop. Il comitato di Pirozzi è stracolmo di gente, con la stampa ci sono anche i suoi supporter che alla fine se la prendono con i giornalisti. Urlano: «Vergogna». Peggio: «Siete i mandanti morali». Il sindaco di Amatrice ricompare dopo un po’ nel corridoio. Chiede scusa e ripassa all’attacco: «Con me due pesi e due misure, vogliono uccidere un simbolo». E poi racconta di aver ricevuto la solidarietà di tutti i sindaci italiani, da Antonio De Caro di Bari (che è anche il presidente dell’Anci) a Dario Nardella di Firenze. «Adesso andiamoci a prendere un caffè», propone Pirozzi. Ma prima lascia cadere accuse nette: «Il capo della Procura va in pensione il 1° marzo, strano no?». Salvo concludere: «Ci siamo capiti, no?». I cameraman che stanno sbaraccando dopo le riprese lo avvicinano. Uno gli dà il cinque: «Aò, io ti voto». Ride. Dispensa pacche. Sembra il protagonista - e forse si sente - di uno di quei film americani sulla guerra o forse Al Pacino in “Ogni maledetta domenica”. Poi il candidato governatore: «I miei figli vanno a scuola, non parlano da ore, hanno letto che sono accusato di omicidio, poi vagli a spiegare che significa colposo. Dai, è una porcata a orologeria». Spunta un compaesano, di Amatrice. Abbraccio silenzioso. Pirozzi: «In quel palazzo, ho aiutato le persone che salivano sul tetto a salvarsi, c’era il barbiere, c’erano i miei amici». Il codazzo che si porta dietro il sindaco-candidato rilancia e sputa accuse: «Andatevi a vedere questi magistrati di chi sono amici». Lui si ferma, si commuove: «Ho perso un pezzo di vita lì sotto». Poi si mette l’elmetto in testa: «Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono». Seguono un sorriso e una sigaretta.
Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero