San Giustino, dall'Albania insistono: «Pecorelli non è stato ammazzato»

San Giustino, dall'Albania insistono: «Pecorelli non è stato ammazzato»
LA STORIA SAN GIUSTINO Continua, in verità senza troppe speranze, l'attesa infinita di ulteriori reperti dai quali sia possibile estrarre il profilo genetico per sbloccare il...

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LA STORIA
SAN GIUSTINO Continua, in verità senza troppe speranze, l'attesa infinita di ulteriori reperti dai quali sia possibile estrarre il profilo genetico per sbloccare il caso, l'Albania torna a escludere responsabilità di terzi nella vicenda dell'imprenditore di San Giustino. Nel rapporto sulla criminalità relativo al mese di gennaio, pubblicato dal ministero degli Interni, si legge che «la scomparsa dell'italiano Davide Pecorelli non è inclusa nell'elenco in quanto l'accusa non ha ancora le prove scientifiche per considerarla un omicidio».

Nessun accenno agli elementi su cui sta lavorando la polizia di quel Paese che fin dai primi momenti ha privilegiato le ipotesi della disgrazia e del suicidio. Realistica la prima, almeno forzata la seconda. Piste investigative diverse starebbe percorrendo la Procura di Perugia (procuratore generale Raffaele Cantone, pm Giuseppe Petrazzini) che ha aperto un fascicolo e attivato la Squadra Mobile. Ma tutto resterà forzatamente in stand by fino a quando, attraverso l'esame del dna, non verrà dato un nome alla persona che era alla guida della Skoda Fabia trovata distrutta dalle fiamme su una piazzola di una strada di montagna, a poca distanza da Gjegjan.
Davide Pecorelli, 45 anni, ex arbitro di calcio, impegnato nella ristorazione ed in alcuni centri di bellezza, il 3 gennaio sbarca all'aeroporto di Rinas, dove noleggia la macchina. Il giorno dopo, il primo del suo viaggio d'affari, è molto intenso. Il Gps registra una lunga sosta a Scutari (vede qualcuno?), intorno alle 21,30 prende una stanza da dieci euro a notte all'Hotel Turizmi, nel centro di Puka, ai confini del Kosovo. Il 6 gennaio, in anticipo rispetto a quanto concordato in albergo, se ne va, messaggia con un amico, lasciando capire di un'agenda fitta, e con i familiari. Da allora buio misteri. Chi lancia l'allarme confida di non aver udito lamenti o grida di aiuto dall'auto.
Walter Rondoni
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Il Messaggero