Non voleva mollare l'immobile occupato così le intercettazioni hanno tradito Salvatore Di Maio

Non voleva mollare l'immobile occupato così le intercettazioni hanno tradito Salvatore Di Maio
Le indagini e le intercettazioni, oltre a tutte le dichiarazioni rese dalle persone ascoltate dagli investigatori, documentano un pervicace intento di ostacolare in ogni modo e...

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Le indagini e le intercettazioni, oltre a tutte le dichiarazioni rese dalle persone ascoltate dagli investigatori, documentano un pervicace intento di ostacolare in ogni modo e turbare l'aggiudicazione del bene pubblico. Un obiettivo pienamente raggiunto da Salvatore Di Maio, nonostante una sentenza pregressa avesse accertato l'occupazione abusiva dell'immobile oggetto di indagine. Così scrive il gip del tribunale di Latina Giuseppe Cario nelle pagine della nuova ordinanza che ha portato all'arresto, in regime di domiciliari, di Salvatore Di Maio, 75enne residente a Sabaudia e originario di Castello di Cisterna in provincia di Napoli, personaggio già noto agli investigatori e alla procura per una lunga serie di procedimenti giudiziari a suo carico e il sospetto di far parte di un'associazione mafiosa.


Il nuovo caso riguarda questa volta un immobile della città delle dune, in Piazza del Mercato 10, di proprietà della Regione Lazio e in mano alla società pubblica Invimit che ne curava una procedura all'asta per conto dell'ente, provvisoriamente aggiudicata a una donna. Quest'ultima, dopo aver versato un bonifico di 124mila euro, attendeva solo la data del rogito per entrare effettivamente in possesso dei locali che aveva acquistato, ma pochi giorni prima, nel corso di un sopralluogo all'interno dell'edificio, si imbatte in Salvatore Di Maio che urla e protesta perché reclama per sé diritti sullo stesso immobile. A quel punto all'acquirente non resta altro che allontanarsi, insieme ai tecnici e ai rappresentanti della ditta di costruzioni.

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La presenza di Di Maio e la conoscenza dei suoi trascorsi con la giustizia, nota a tutti i presenti, non promettono nulla di buono e il giorno successivo la donna riceve infatti una telefonata che non lascia spazio a dubbi: un funzionario della Invimit le propone la restituzione della somma per evitare il rogito, già fissato per il mese di giugno 2020. La società, comunicando che non potrà essere presente alla firma dell'atto, propone addirittura una somma di 20mila euro come risarcimento e raccomanda alla donna di usare una certa discrezione e di non parlare a nessuno della situazione. L'acquirente in realtà denuncia tutto alla polizia e le indagini consentono di scoprire che l'immobile oggetto dell'asta era stato abusivamente occupato dalla famiglia Di Maio dal 2001, passato dal padre al figlio, fino a una sentenza del 2014 che aveva chiuso il contenzioso con la Regione disponendo il rilascio immediato dei locali occupati. In realtà quell'immobile nel 2020 è ancora di fatto nella disponibilità della famiglia, tanto che due giorni prima della stipula dal notaio qualcuno cambia misteriosamente la serratura. Il clima di intimidazione è evidente e gli stessi funzionari della società, parlando di Di Maio come di un tizio pericoloso, si tirano indietro, non denunciano e temono che dalla vicenda possano derivare anche responsabilità per l'istituto che rappresentano. L'intenzione della famiglia poi è quella di lucrare ancora e di trarre vantaggio economico dalla transazione: 3mila euro per lasciare l'immobile, chiesti sia all'acquirente sia alla società Invimit. Quella del locale in piazza ti dà 2mila euro per andare via dice il figlio al padre, intercettato dagli investigatori Chissà che mi credevo, Ha detto che al massimo si può arrivare a due e cinque. E il padre risponde: E vabbè sempre buoni sono, tanto la devo lascià.
Laura Pesino
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Il Messaggero