Quattro compagnie, molte carte ancora coperte e un interrogativo grosso come una casa sulla reale capienza delle polizze per una partita in cui, dalle prime stime, balleranno non...
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A un anno esatto dalla valanga che distrusse il resort di lusso sulle pendici orientali del Gran Sasso, 29 morti tra ospiti e lavoratori, 9 tra adulti e bambini tratti miracolosamente in salvo, due gli scampati per caso, l’ultima sorpresa è quella che salta fuori dal braccio di ferro silenzioso tra il Comitato dei familiari delle vittime e la filiera dei responsabili civili. E, nel giorno del dolore e delle commemorazioni che si svolgeranno oggi tra Rigopiano, Farindola e Penne, è una sorpresa per metà amara: soltanto Regione Abruzzo e Provincia di Pescara hanno indicato le compagnie di assicurazione alle quali indirizzare le richieste di risarcimento.
IL SILENZIO
La diffida formulata, per conto delle vittime, dallo studio 3A, non ha invece ricevuto risposta dal Comune di Farindola e dalla proprietà dell’albergo. Tralasciando la posizione di un piccolo centro montano di 1400 anime, che se anche coperto civilmente, difficilmente potrebbe garantire una capienza all’altezza del danno, è la storia societaria dell’hotel a non tranquillizzare avvocati e consulenti.
Dietro il silenzio, al di là del dramma personale della famiglia Del Rosso, che nella tragedia di un anno fa ha perduto Roberto Del Rosso, fondatore, uomo immagine e zio dell’ultimo amministratore Bruno Di Tommaso, presente nell’elenco dei 23 indagati per disastro colposo, omicidio colposo plurimo e altro, potrebbe celarsi la girandola di passaggi societari che, insieme a un fallimento da 2,5 milioni, ha segnato gli ultimi anni di vita dell’attività.
Si scopre infatti nel 2010, dopo il crak, che la Del Rosso srl ha trasferito alla trevigiana A-lease la proprietà dell’immobile, acquisendolo in affitto un attimo dopo; la gestione dell’attività alberghiera, nel frattempo, transita a cascata verso altre tre società, la Mountain park spa, la Gran Sasso resort srl e la Gran Sasso resort spa, ultimo gestore con Bruno Di Tommaso amministratore delegato. Non sarà facile, in un labirinto del genere, trovare il titolare della responsabilità civile e, soprattutto, la polizza valida.
I DANNI AI SOPRAVVISSUTI
È un capitolo delicatissimo, intorno al quale non ruota soltanto il risarcimento diretto per le 29 vite spezzate. C’è la posizione dei sopravvissuti con danni fisici, emblematica quella del pasticciere di Monterotondo Giampaolo Matrone, rimasto schiacciato per giorni sotto le macerie in cui ha perso la moglie Valentina Cicioni. Combatte per recuperare l’uso di una mano, anche contro una burocrazia ottusa alla quale deve chiedere mensilmente l’accesso alle cure del servizio sanitario universale.
Ci sono da calcolare i danni da lesione del rapporto parentale, in capo ai familiari delle vittime, i danni economici diretti, la perdita di capacità di reddito. C’è infine il dramma delle famiglie dei lavoratori dell’hotel alle quali l’Inail ha negato indennizzi. Al tirar delle somme, non meno di 30 milioni. È una contabilità complessa, che non conoscerà chiarezza prima dei rinvii a giudizio, che la Procura assicura imminenti. Soltanto allora sarà possibile ipotizzare le percentuali di concorso del danno dei soggetti pubblici e privati coinvolti. E non prima di allora le compagnie, quelle note e quelle che eventualmente salteranno fuori nelle prossime settimane, accetteranno di discutere a tavolino un’ipotesi di transazione con le vittime. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero