Ragazzo ucciso a Formia, il poliziotto che ha fermato l'aggressore: «Urlava non ho fatto niente»

L'ambulanza che ha trasportato i feriti
Delle grida disperate, per attirare l'attenzione dei passanti, un capannello di giovanissimi raccolti intorno a una panchina, un ragazzo che d'un tratto si allontana dal...

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Delle grida disperate, per attirare l'attenzione dei passanti, un capannello di giovanissimi raccolti intorno a una panchina, un ragazzo che d'un tratto si allontana dal gruppo e inizia a scappare in direzione di una nota enoteca. È visibilmente insanguinato. Procede spedito, senza guardarsi indietro. Una fuga tra la folla durata qualche decina di metri, fino a quando non viene bloccato da un uomo sceso da una macchina e che ha assistito all'intera sequenza. Non un automobilista qualsiasi, ma un ispettore di polizia residente a Formia, dove è stato ucciso un ragazzo di 17 anni la sera di Carnevale, e in servizio al commissariato di Fondi. Il poliziotto, un 58enne in libera uscita, ha fermato il ragazzo d'istinto. Qualificandosi, e credendo avesse subìto un'aggressione. «Mi hanno menato, non ho fatto niente, non ho fatto niente», ripeteva in maniera confusa, con un marcato accento campano. Invece, stando ai resoconti investigativi aveva appena colpito mortalmente Romeo Bondanese e ferito in maniera grave il cugino, riportando nella colluttazione una lesione alla mano destra.

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Circostanze emerse nell'immediato, quando alcuni componenti del gruppetto che stazionava intorno alla panchina si sono sganciati nel tentativo di raggiungere l'autore delle coltellate. La situazione è stata contenuta a fatica. È quindi intervenuto un agente della polizia penitenziaria, pure lui per caso nei paraggi e fuori servizio: l'aggressore è stato preso in consegna da quest'ultimo, mentre il collega si è avvicinato agli altri ragazzi trovandosi di fronte a uno scenario agghiacciante. Il 17enne poi deceduto era steso sulla panchina, dove la sua esistenza si stava consumando di secondo in secondo. Poco più in là, a terra, si contorceva il cugino. Sangue dappertutto. E un fiume di parole confuse: «L'ha ucciso, è stato lui», urlava qualcuno piangendo. «Chiamate un'ambulanza», esortavano a gran voce altri. Attimi concitati. Vissuti a breve distanza, e in un ruolo ben diverso, anche dal ragazzo fermato e iniziato del delitto, coetaneo della vittima. Un adolescente alto, asciutto, con un viso che tradiva la sua giovane età. Un teenager come tanti, che secondo le ricostruzioni martedì si è trasformato in assassino.


Mirko Macaro
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Il Messaggero