Profughi, obiettivo inclusione reale

Profughi, obiettivo inclusione reale
LA SITUAZIONE La pressione dei rifugiati ucraini in provincia di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

LA SITUAZIONE


La pressione dei rifugiati ucraini in provincia di Latina resta ancora bassa e completamente sotto controllo ma la prefettura programma ogni dettaglio di quella che dovrà essere a tutti gli effetti un'inclusione reale, puntando dunque su alloggi consoni alla presenza di donne e di bambini ma anche sull'inserimento scolastico dei minori, sulla presenza di mediatori culturali e di psicologi e poi su un percorso sanitario completo messo a disposizione dalla Asl. Tutti gli attori istituzionali ieri sono tornati a riunirsi in prefettura, insieme questa volta alla presenza strategica di due operatrici dell'associazione L'Approdo, che dai primi giorni del conflitto è scesa in campo per raccogliere aiuti da inviare in Ucraina e nelle zone di confine ma anche per offrire ogni tipo di assistenza, informazione e supporto a chi ha già raggiunto il territorio. Grazie ai volontari che lavorano senza sosta è stato possibile trovare un alloggio a dieci persone che erano ospitate nel capoluogo da un parente in un solo appartamento. E sempre grazie a loro proprio ieri è stata trovata una sistemazione a un'intera famiglia, madre, padre e due bambini, che nei giorni scorsi aveva raggiunto la città di Sabaudia e che si era ritrovata a vivere in una roulotte messa a disposizione da un connazionale. Sempre grazie all'Approdo centinaia di pacchi carichi di beni di prima necessità, abiti, medicinali e cibo, hanno preso la strada della Polonia e dell'Ucraina per essere distribuiti alla popolazione vittima del conflitto. «L'associazione è il nostro elemento per velocizzare il percorso di integrazione spiega il prefetto Maurizio Falco e per entrare direttamente in contatto con i rifugiati, che in primo luogo devono fidarsi delle istituzioni. Contiamo poi di garantire mediatori culturali e sostegno psicologico nei tre presidi che la Asl ha messo a disposizione nel nord della provincia, al centro e al sud. Ed è necessario poi coordinare accoglienza privata e accoglienza pubblica. Si procederà per step settimanali ed è necessario, per avere un quadro chiaro, avere un censimento degli arrivi. Stiamo predisponendo volantini informativi e vademecum in lingua da diffondere per dare ogni tipo di informazione». Il primo passo è però la registrazione presso la questura, un atto puramente formale che serve solo ad avere una stima delle presenze e ad avviare l'iter per il rilascio del codice Stp. «Molti di loro però hanno paura spiega Elena dell'Approdo, anche lei originaria dell'Ucraina Pensano di dover consegnare il passaporto e temono di non poter poi fare ritorno nel loro Paese. Chi fugge dalla guerra spera solo di poter tornare presto». La capacità di accoglienza del territorio pontino destinata agli ucraini arriverà presto a 100 posti letto all'interno dei Cas, centri di accoglienza straordinari, con la possibilità però di aumentare ancora in futuro in base all'evolversi della situazione e alle esigenze che via via si manifesteranno. Al momento invece circa 200 sono state le registrazioni presso gli uffici della questura e dei commissariati di polizia da quando è iniziato il conflitto, ma è possibile che sia un numero ancora largamente sottostimato rispetto a quanti effettivamente abbiano raggiunto il territorio contando sull'ospitalità di parenti e conoscenti. Per quanto riguarda l'aspetto sanitario, come spiegano Antonio Sabatucci e Arcangelo Maietta, rispettivamente responsabili del dipartimento di prevenzione e della Uosd Popolazione migrante, alla Asl sono arrivate al momento 166 segnalazioni da parte di Comuni, associazioni di volontariato o forze dell'ordine, corrispondenti a 50 nuclei familiari. «Sono stati tutti invitati a presentarsi negli hub spiega il dottor Maietta ma ne sono arrivati solo 77, indice del fatto che molti li stiamo perdendo. Solo 16 inoltre si sono sottoposti alla vaccinazione anti covid e due sono risultati positivi, ma contagiati al loro arrivo dalla famiglia presso cui erano ospiti».


© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero