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Demolito e ricostruito, a tre campate. La commissione Lavori pubblici del Comune di Latina ha fatto ieri la sua scelta, approvando il progetto definitivo: il ponte sul Moscarello, pagato da Sogin con il 2% dei costi di smantellamento della centrale nucleare di Borgo Sabotino, sarà completamente nuovo, e sarà pronto tra quattro anni. Con la demolizione e la totale ricostruzione, di un ponte a tre luci, si avrebbe un'infrastruttura di classe A, ovvero senza alcun limite di carico, aperta a qualsiasi traffico. I tempi di realizzazione arriveranno a 42 mesi, con costi che si attesteranno a circa 2.030.000 euro (ma con manutenzione futura minima). Una ipotesi per la quale la relazione sullo studio di fattibilità ammoniva come «ci saranno iter autorizzativi amministrativi complessi, non fosse altro per la necessità di passare attraverso l'assoggettabilità a Via. La struttura sarà però adeguata alle normative vigenti in termini di carico transitabile e avrà sezioni di transito adeguate».
Scartate quindi le prime due ipotesi, la prima per una mera manutenzione del ponte attuale, chiuso da anni perché pericolante, e la seconda per un adeguamento sismico, con la sostituzione dell'impalcato.
Lo smantellamento della centrale sta avvenendo in due fasi, la prima delle quali, che attualmente include lo smontaggio dei boiler e la depurazione dai fanghi delle piscine, si concluderà nel 2027. La fase 2 prevederebbe lo smontaggio del nocciolo riportando a prato verde il sito: la tecnologia c'è, e c'è anche già lo studio di fattibilità. Si può togliere, con le dovute cautele, ovvero realizzando camere interne separate dall'aria esterna, e tagliando la grafite di cui è composto in blocchetti, per evitare la polverizzazione. Ma, prima di procedere, sarà necessario disporre del deposito nazionale per le scorie nucleari.
Vincenzo Zaccheo ha chiesto anche di recuperare il protocollo per lo spostamento del depuratore di Foce Verde in area Sogin, ma Velletrani ha precisato pur non essendo stato ritrovato l'accordo, può esserci una disponibilità a valutare l'utilizzo di aree Sogin non interessate allo smantellamento della centrale; si anche a una disponibilità di adozione della fontana tra via Litoranea e via del Lido, e a un utilizzo del Cirene a fini di studio o ricerca universitaria, ma per questo si dovrà aprire un tavolo con ministeri e università. Polemica infine tra Daniela Fiore (Pd) che ha obiettato come «questi non sono temi da commissione Trasparenza, ma da commissione Ambiente» e il presidente Andrea Chiarato, che ha ribattuto come «per quattro mesi è stato chiesto di convocare una commissione Ambiente sulla centrale, ma non è stato fatto».
Il Messaggero