Panini e caffè da 73.000 euro al Comune

Panini e caffè da 73.000 euro al Comune
LA BEFFASi sarebbero letteralmente "mangiati" oltre 73.000 euro di panini e bibite tra una riunione di consiglio comunale e una di giunta, compresi commissioni e ospiti del...

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LA BEFFA
Si sarebbero letteralmente "mangiati" oltre 73.000 euro di panini e bibite tra una riunione di consiglio comunale e una di giunta, compresi commissioni e ospiti del sindaco, ma quei soldi il bar che avrebbe rifornito l'allora amministrazione non li vedrà mai.

Succede a Terracina, Comune che ha dichiarato dissesto nel 2011, esattamente qualche mese dopo l'insediamento dell'attuale sindaco Nicola Procaccini. Il singolare caso del Bar Grande dipiazza Municipio a pochi metri dal palazzo comunale, è tutto scritto in una delibera del 31 ottobre scorso dell'organismo straordinario di liquidazione che ha escluso dalla massa passiva i soldi richiesti dal vecchio proprietario e gestore del bar. L'istanza per essere ammessa al megadebito post-dissesto era stata presentata il 22 dicembre del 2011, 73.242,64 euro "per fornitura di bibite ed alimenti, in occasioni di riunioni di consiglio comunale, giunta comunale e commissioni consiliari, nonché in occasione del ricevimento di ospiti da parte del sindaco o di amministratori", come si legge nella delibera. Un credito maturato prima della dichiarazione di bancarotta del Comune.
Il tema è che la documentazione che certifica questo credito non si trova. A leggere il provvedimento dell'organismo straordinario di liquidazione si registra una nota di dicembre del 2012 "con la quale gli addetti alla segreteria del sindaco hanno dichiarato, tra l'altro, che i rapporti con la ditta Bar Grande erano tenuti dall'economo comunale". E ancora "in data 24/6/2014, resa dal dirigente del dipartimento finanziario, dalla quale si evince che le somme richieste dalla predetta ditta non trovano copertura finanziaria e che la posizione del creditore non è nota a nessuna delle persone che attualmente si occupa del servizio economato". Insomma è come se i 73.000 euro di cibo e bevande fossero svaniti nel nulla.
Fabio Coccia
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Il Messaggero