La scelta di affidare il polo culturale del Palazzo delle Esposizioni, delle Scuderie del Quirinale, della Quadriennale a un consiglio di amministrazione presieduto da un manager...
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Presidente Bernabè, adesso perché questo gesto così forte delle dimissioni?
«É dovuto a un fatto tecnico. Il Comune ci chiede di firmare un contratto di servizio che é inadeguato dal punto di vista economico e non è nemmeno sufficiente alla copertura di tutti quei costi fissi - personale, gestione e manutenzione degli immobili affidati in gestione dal Comune, ammortamenti e imposte varie - necessari allo svolgimento delle attività istituzionali».
La questione é di tipo economico e non politico e culturale?
«Non stiamo parlando delle spese per le attività culturali, perché Palaexpo ha una grande capacita di autofinanziamento con la quale vengono ripagati i costi diretti delle mostre. Quindi si può dire, semplificando molto, che i costi diretti delle attività culturali non gravano sulle finanze del Comune».
E così, vi dimettete tutti, in polemica con Ignazio Marino?
«Il Comune ha deciso sostanzialmente di fare un contratto di servizio che noi non siamo nelle condizioni di poter firmare. Ma nelle nostre dimissioni non c'è nessuna polemica. Si tratta di un fatto tecnico, ma per noi fondamentale, perché senza quegli stanziamenti finanziari per pagare i costi fissi di gestione non si può andare avanti».
Qual é la cifra proposta dal Comune?
«Otto milioni. Invece, tra pagamenti del personale, gestione e amministrazione, Palaexpo ha bisogno di undici milioni. Ma per fare capire bene, vorrei ricapitolare la questione. Il rapporto Palaexpo-Comune é basato sul contratto di servizio. Il Comune non ha formalizzato questo contratto. E ha detto, informalmente, che erogherà otto milioni. In attesa della firma del contratto, il Comune ha sospeso i pagamenti. Che, ripeto, non attengono, alle attività culturali, perché queste sono coperte dall'autofinanziamento».
Il problema Palaexpo rientra nella crisi generale che sta vivendo Roma?
«Rientra nel problema generale del risanamento finanziario di Roma. Che non può passare attraverso tagli indiscriminati. Va riorganizzato l'intero sistema dei servizi. E quelli per i quali mancano le risorse vanno chiusi, ma non mi sembra proprio il caso di Palaexpo alla luce delle sue capacità di autofinanziamento. Occorre chiarezza. Il Comune deve dire che alcune cose se le può permettere e altre no».
Palaexpo senza guida apre un'altra voragine in una città già molto scossa?
«Noi rimaniamo comunque in carica. Finché non verrà nominato un altro consiglio di amministrazione o un commissario. Ma il problema finanziario generale rimane».
E il problema culturale?
«Non c'é. Perché i programmi di Palaexpo ci sono, e possono andare avanti giacché quest'anno avremo quasi due milioni di finanziamenti derivanti da sponsor e per il resto ricavi della biglietteria e altre entrate del tutto autonome. Palaexpo é un'entità assolutamente sana».
Contatti con il sindaco, in queste ore?
«Credo che tutti siano distratti da altri problemi».
Ma Marino vi sta lanciando delle critiche e sostiene che non avete raggiunto i risultati.
«Infatti, i fatti parlano da soli. I nostri ricavi da biglietteria sono aumentati, tra il 2013 e il 2014, del 16 per cento. E quelli da sponsorizzazioni sono cresciuti del 43 per cento».
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Il Messaggero