LA SVOLTASULMONA Si è sentito evidentemente braccato, lui che è un cacciatore esperto e che ha capito, dopo che il Corpo forestale dello Stato gli aveva sequestrato sei dei...
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SULMONA Si è sentito evidentemente braccato, lui che è un cacciatore esperto e che ha capito, dopo che il Corpo forestale dello Stato gli aveva sequestrato sei dei suoi otto fucili, che prima o poi la verità sarebbe venuta a galla. Che le indagini balistiche, i reperti trovati nel suo pollaio, non gli avrebbero lasciato scampo. Così ieri ha chiesto al magistrato di essere ascoltato per rendere dichiarazioni spontanee: un interrogatorio svoltosi a Ponte d'Arce, dove l'indagato si trova in convalescenza proprio dopo l'incontro ravvicinato avuto il 10 settembre scorso con l'orso e a seguito del quale, per fuggire, è rimasto ferito. Alla presenza del suo avvocato, Valentino Zurlo, davanti agli agenti del Nipaf dell'Aquila e al procuratore Aura Scarsella, Antonio Centofanti, 61 anni dipendente dell'Anas, ha ammesso di essere stato lui a sparare al plantigrado. Di aver imbracciato il fucile e fatto fuoco. Per paura e per autodifesa, ha detto. Il suo racconto, ora, dovrà però essere verificato dagli inquirenti; soprattutto per capire se quella fucilata che ha raggiunto l'orso alla schiena sia stato un gesto colposo o doloso, un incidente, un atto di legittima difesa, piuttosto che una precisa se non premeditata volontà di disfarsi di quell'animale che troppe volte aveva visitato il suo pollaio, uccidendo galline e spaventando la famiglia. Ma secondo gli investigatori, la ricostruzione non quadra.
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Il Messaggero