Operazione Scarface, il Riesame concede i domiciliari a Di Marcantonio

Operazione Scarface, il Riesame concede i domiciliari a Di Marcantonio
L'INCHIESTAPrimi provvedimenti da parte del tribunale del Riesame in merito ai ricorsi presentati da alcuni degli indagati nell'inchiesta Scarface. I giudici hanno concesso gli...

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L'INCHIESTA
Primi provvedimenti da parte del tribunale del Riesame in merito ai ricorsi presentati da alcuni degli indagati nell'inchiesta Scarface. I giudici hanno concesso gli arresti domiciliari a Simone Di Marcantonio, arrestato con l'accusa di essere il mandante di un'azione intimidatoria per il recupero di una somma di denaro ai danni di Emilio Pietrobono. I giudici hanno accolto il ricorso presentato dai suoi avvocati, Alessandro Farau e Marco Nardecchia, che hanno contestato l'ordinanza di custodia cautelare, in particolare in merito alle esigenze cautelari. Bisognerà attendere le motivazioni del tribunale del Riesame per comprendere le ragioni del verdetto.

Secondo la ricostruzione degli investigatori Di Marcantonio organizzò l'azione intimidatoria affidando l'incarico agli esecutori materiali, Marco Ciarelli e Manuel Agresti, i quali scortarono Pietrobono fino alla filiale della banca Bper, sotto la minaccia di una pistola, intimandogli di bloccare un assegno emesso a favore di Fabio Di Stefano.
Un tentativo che fallì dopo l'intervento dei Di Silvio a protezione di Di Stefano. In questo caso, secondo l'accusa, Di Marcantonio, Ciarelli e Agresti utilizzarono il metodo mafioso avvalendosi della forza di intimidazione del clan Ciarelli. La vittima del sequestro, secondo la ricostruzione degli investigatori, in quell'occasione riuscì a fare una telefonata e a far intervenire la famiglia Di Stefano al completo per concordare un incontro con Marco Ciarelli e farlo liberare. Tra le due fazioni si era ormai aperto un contenzioso e si intavolò una trattativa mediata a distanza anche dal boss Luigi Ciarelli e che alla fine si risolse appunto con la liberazione dell'ostaggio.

L'episodio del sequestro e della somma contesa si inserisce, secondo gli investigatori, in un quadro in realtà più ampio e significativo. «Il gruppo dei Di Silvio - scrive il giudice nell'ordinanza di custodia cautelare - facente capo a Romolo Di Silvio ha voluto rimarcare il proprio potere sul territorio, sicché il prelievo indebito di denaro da parte di Pietrobono si è trasformato nell'occasione per la delimitazione di confini tra le due famiglie rom.
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Il Messaggero