Nobel a Kazuo Ishiguro, il regista James Ivory: «Per me non è una sorpresa prima o poi avrebbe vinto»

Nobel a Kazuo Ishiguro, il regista James Ivory: «Per me non è una sorpresa prima o poi avrebbe vinto»
«Sono felicissimo del Nobel, Kazuo Ishiguro è un amico vero e vorrei tanto tornare a lavorare con lui», esulta James Ivory da Firenze, dove ha partecipato alle...

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«Sono felicissimo del Nobel, Kazuo Ishiguro è un amico vero e vorrei tanto tornare a lavorare con lui», esulta James Ivory da Firenze, dove ha partecipato alle celebrazioni del trentesimo anniversario del suo film più famoso, Camera con vista.

Il regista americano, classe 1928, aveva portato sullo schermo nel 1993 il romanzo dello scrittore giapponese Quel che resta del giorno, interpretato da un memorabile Anthony Hopkins nei panni del maggiordomo di un nobile conservatore inglese alla vigilia della Seconda Guerra mondiale. Nel cast anche una grande Emma Thompson nel ruolo della governante. Delle opere di Ishiguro, era diventato film nel 2010 anche lo straziante Non lasciarmi, diretto da Mark Romanek e ambientato un futuro distopico.

Quale romanzo di Ishiguro, Mister Ivory, vorrebbe ora portare sullo schermo?
«Non saprei, non ci ho ancora pensato, ma avrei l’imbarazzo della scelta: Kazuo è uno dei più grandi scrittori viventi e tutti i suoi libri sono fantastici».

Si aspettava che vincesse il Nobel?
«A dire la verità sì. Non è una sorpresa: lo meritava da anni e ho sempre pensato che prima o poi avrebbe vinto il massimo premio letterario».

Quando vi siete conosciuti?
«Nel 1992, poco prima che iniziassi a scrivere la sceneggiatura di Quel che resta del giorno. Ci siamo intesi a meraviglia, siamo rimasti amici. Poi nel 2005 ci siamo ritrovati a lavorare insieme».

In quale contesto?
«Ishiguro ha scritto la sceneggiatura di La contessa bianca, un film da me diretto e interpretato da Ralph Fiennes, Natasha Richardson, Vanessa Redgrave. Si tratta di una storia d’amore ambientata negli anni Trenta a Shangai».

E com’è andata la vostra collaborazione?
«Magnificamente. Kazuo aveva moltissime idee e stare vicino a lui è stato un piacere vero. Sono sicuro che, se tornassimo a lavorare insieme, si rinnoverebbe».


L’amore per il cinema ha accompagnato l’intera vita di Ishiguro. Formatosi con i film di Ozu e Kurosawa, lo scrittore giapponese ha sceneggiato nei primi anni Ottanta due film per Channel Four: A Profile of Arthur J. Mason e The Gourmet, entrambi diretti da Michael Whyte. È invece della fine del decennio un’altra sceneggiatura, La canzone più triste del mondo, diventata film nel 2003 per la regia di Guy Maddin. E nel 1994, giurato al Festival di Cannes sotto la presidenza di Clint Eastwood, Ishiguro ha contribuito ad assegnare la Palma d’oro a Pulp Fiction, il film che avrebbe consacrato il mito di Tarantino.
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Il Messaggero