Montello non riapre, rifiuti all'estero

Montello non riapre, rifiuti all'estero
Borgo Montello è uno scenario ufficialmente escluso: nessun nuovo abbancamento di rifiuti potrà essere autorizzato nella discarica di Latina chiusa ormai da anni,...

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Borgo Montello è uno scenario ufficialmente escluso: nessun nuovo abbancamento di rifiuti potrà essere autorizzato nella discarica di Latina chiusa ormai da anni, neppure in emergenza. Ma lo scarto dell'indifferenziato prodotto nella provincia pontina prenderà altre strade: andrà fuori regione o addirittura all'estero. Ci sono ben poche certezze con la chiusura della discarica di Monterazzano (Viterbo) al conferimento delle province di Frosinone e Latina. Una di queste è però l'aumento dei costi che ricadrà inevitabilmente sulle tasche dei cittadini.


Ma andiamo per ordine. In un vertice convocato ieri dal prefetto Maurizio Falco si è fatto il punto, con Provincia e Regione Lazio, sugli scenari presenti e futuri. Il punto di partenza è che l'ipotesi di abbancare nuovi rifiuti sul sito di Montello non sembra in alcun modo percorribile neppure per un procedimento straordinario, dal momento che, nero su bianco, resta l'ultima relazione di Arpa Lazio acquisita dall'amministrazione comunale in cui non è stato possibile attestare l'avvenuta bonifica da parte di Eco Ambiente.
E la normativa è chiara: non è possibile abbancare nuovi rifiuti in una discarica in cui è ancora in atto una procedura di bonifica. Il punto è che però non esistono altri siti idonei e immediatamente disponibili, dunque l'unica soluzione a strettissimo giro resta quella di portare il sovvallo al di fuori del Lazio.


Così proprio ieri la Regione ha avuto un primo colloquio con le tre società che gestiscono l'indifferenziato sul territorio pontino e che conferiscono attualmente lo scarto a Viterbo, incassando la sola disponibilità a soluzioni alternative da parte della Csa di Castelforte, a servizio dei comuni del sud. Quest'ultima ha infatti comunicato di aver già avviato contatti con una società in Olanda, ha già presentato i costi dell'operazione e chiesto di provvedere alla rideterminazione della tariffa di accesso al nuovo impianto. Rida e Refecta invece non hanno individuato ancora alcuno sbocco al di fuori dell'Ato. La soluzione dunque sembra lontana, ma il tempo stringe perché da Viterbo lo stop arriverà al massimo entro la metà del mese. E' chiaro che l'aumento immediato sarà sui costi di conferimento, successivamente ricadrà sul piano economico finanziario e di, conseguenza, sulle utenze. Almeno fin quando non arriveranno nuovi impianti in provincia o nel resto del Lazio.


«Seguiamo con attenzione lo sviluppo degli eventi collaborando in maniera leale con la Regione e tenendo costantemente aggiornata la prefettura spiega a margine della riunione il presidente della Provincia Gerardo Stefanelli Venerdì scorso ho riunito i sindaci per informarli della complessità della situazione e per valutare i possibili scenari. L'unica certezza al momento è che i cittadini dovranno supportare maggiori costi. Ma è importante che le amministrazioni mantengano un comportamento attivo, pur nell'ambito di un quadro di competenze che è in evoluzione. La situazione che si verrà a creare infatti contrasta con la normativa che impone di chiudere il ciclo all'interno degli Ato». A conti fatti, per evitare future responsabilità erariali e il rischio di procedimenti di infrazione nei confronti della Regione e, a cascata, dei territori, c'è bisogno di dimostrare che non ci sono, allo stato attuale, soluzioni alternative, ma anche che il governo regionale e gli enti territoriali stanno tenendo un comportamento attivo per cercare soluzioni. Ora il processo di pianificazione è fermo all'individuazione dei tre siti (uno ad Aprilia e due a Cisterna) da parte del commissario straordinario ai rifiuti e l'unico passo concreto da compiere sarà quello di predisporre e avviare una Valutazione di impatto strategica che potrà confermare o smentire quanto ipotizzato dal commissario Bonsignore. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero