«Le cose stanno andando nella direzione che avevamo indicato. Non ci resta che sostenere Juncker, la sua iniziativa a favore della ripartizione di 120mila rifugiati è ciò che...
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LA CACCIA AGLI SCAFISTI
Che i tempi siano maturi è confermato da Federica Mogherini. Al termine del summit informale dei ministri della Difesa a Bruxelles, l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione ha detto di aver «registrato un ampio consenso» tra i Ventotto per il passaggio alla ”Fase Due” che prevede «la cattura e l’eliminazione dei barconi» e «l’arresto dei trafficanti in alto mare». «Renderemo difficile la vita agli scafisti», ha annunciato la Mogherini.
Attualmente l’Italia ha stanziato 26 milioni e ha destinato 900 uomini, due navi (compresa la portaerei Cavour) e quattro aerei all’operazione che si snoderà in tutto il Mediterraneo. E, in base agli accordi siglati il 22 giugno, sarà Roma con il contrammiraglio Enrico Credendino ad avere la guida della missione, cui finora hanno aderito Regno Unito, Germania, Francia, Spagna, Slovenia, Grecia, Lussemburgo, Belgio, Finlandia, Ungheria, Lituania, Paesi Bassi e Svezia.
LA PARTITA ONU
Per gli interventi sul territorio e in acque libiche, Bruxelles attende invece il via libera delle Nazioni Unite. La risoluzione del Consiglio di sicurezza è già pronta e avrebbe ottenuto un assenso di massima anche da Russia e Cina, ma per il varo il segretario generale Ban Ki-moon pretende che arrivi una richiesta formale ad intervenire da parte della Libia. Ed è notizia di queste ore che Bernardino Leon, il plenipotenziario dell’Onu che da mesi conduce la trattativa tra le varie fazioni in lotta, avrebbe strappato il ”sì” informale anche del Parlamento di Tripoli; mentre il governo di Tobruk (da sempre più dialogante) ha perfino fornito la lista dei 12 ministri (compreso un vicepremier) che dovranno formare il governo di unità nazionale. «Abbiamo finalmente ottenuto risultati tangibili», ha dichiarato Leon mercoledì scorso.
Missione anti-scafisti a parte, cì’è da registrare l’iniziativa congiunta di Angela Merkel e Francois Hollande a favore dell’introduzione di «quote permanenti e obbligatorie» per l’accoglienza dei rifugiati. Un asse a due che stride con il documento battezzato soltanto il giorno prima dai ministri degli Esteri di Italia, Francia e Germania. Ma il governo minimizza: «Con la Merkel l’asse è solido», dice chi gestisce il dossier, «e il fatto che stia portando Hollande sulle nostre posizioni è un’ottima notizia. A giugno la Francia si era opposta alle quote. Ora finalmente anche Parigi sostiene la Commissione europea».
SPONDA CON JUNCKER
Giocando di sponda con Juncker, l’obiettivo di Roma, Parigi e Berlino è quello di ottenere il diritto d’asilo europeo, superando il regolamento di Dublino che obbliga i rifugiati a restare nel Paese dove hanno presentato domanda (essenzialmente Italia, Grecia, Ungheria). Più, appunto, la ripartizione di 160mila rifugiati in quote obbligatorie (agli iniziali 40mila ora Juncker ne ha aggiunti 120mila). E l’imposizione, ai Paesi che dovessero rifiutare di accogliere i migranti, di multe salate che andranno a finire in un fondo destinato a sostenere i Paesi di prima accoglienza. Tra le richieste di Renzi ci sono anche i rimpatri europei (non più gestiti dai singoli Paesi) e il controllo comune delle frontiere esterne. Martedì 14 si tireranno le somme. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero