Se per vendetta o per amor di verità è difficile dirlo. Di sicuro, la mossa di Raffaele Marra di citare anche la sindaca Virginia Raggi nella lista dei 23 testimoni...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
CONFLITTO D’INTERESSI
Quello che la pentastellata bollò subito dopo l’arresto dello scorso dicembre come «uno dei 23mila dipendenti del Comune», continua quindi ad agitare le acque dell’amministrazione. «Virginia» e «Raffaele», due dei “quattro amici al bar”, come dal nome della chat che condividevano con Salvatore Romeo e Daniele Frongia, sono anche entrambi indagati per la vicenda delle nomine capitoline, in particolare per la promozione raggiunta dal fratello di Marra, Renato. Per evitare un conflitto d’interessi, quindi, il mandato di costituzione di parte civile nel processo che prenderà il via giovedì prossimo è stato firmato dal vicesindaco Luca Bergamo e non da Raggi. Per completare la procedura - ma c’è tempo fino alla mattina della prima udienza - serve anche un atto formale siglato dal capo del dipartimento per il quale Marra ha lavorato in questi anni in Campidoglio. Al momento, però, sia alle Partecipate, sia al Patrimonio si sono rifiutati. L’ultima parola, per evitare un ulteriore pasticcio, spetterà al direttore generale Franco Giampaoletti.
LA LISTA
Nella «lista Marra» non c’è solo Raggi, ma altri 22 nomi. Dirigenti comunali che vanno dall’epoca Alemanno a quella Marino fino ad arrivare all’attuale. Compare l’ex vicesindaco Luigi Nieri, a cui verrà chiesto di «riferire degli incontri avvenuti nei primi mesi del 2014 con Marra», durante i quali gli avrebbe «consigliato di mettersi in aspettativa per seguire il dottorato di ricerca vinto presso l’università di Salerno». In aula saranno convocati anche Luigi Maggio, attuale direttore al Commercio del Comune di Roma e in precedenza direttore del Patrimonio sempre nella giunta Raggi, e il direttore generale della municipalizzata dei rifiuti in carica nel 2013. Nell’elenco a difesa compaiono anche le dirigenti capitoline Clorinda Aceti e Luisa Zambrini, entrambe del dipartimento Patrimonio, del quale Marra è stato a capo fino al 2009.
Dovrebbero testimoniare «sui contratti di affitto degli immobili di Scarpellini» e sui «contratti di locazione fra il Comune e le società dell’imprenditore». E ancora: Enrico Stravato e Annamaria Graziano, alla guida dell’Urbanista rispettivamente con Alemanno e con il commissario Francesco Paolo Tronca, Luigi Fucito, capo di gabinetto dell’ex sindaco Marino, e Antonella Caprioli, direttore delle Risorse umane durante la giunta dem. Gli ultimi due dovrebbero raccontare della «marginalizzazione del ruolo di Marra». Sul banco dei testi, anche il figlio di Scarpellini e la moglie di Marra, Chiara Perico, alla quale l’imprenditore avrebbe intestato gli assegni che, per l’accusa, sarebbero il prezzo della corruzione e che sono stati utilizzati per comprare un lussuoso appartamento in via dei Prati Fiscali. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero